Putin vola da Xi per puntellare l’alleanza strategica e risolvere la questione delle sanzioni Usa alla Cina

di Emanuela Ricci

Vladimir Putin ha incontrato il presidente cinese Xi Jinping in una due giorni ricca di preziose indicazioni per l’Occidente. Se da un lato Putin vuole certezze sulle forniture di componentistica dual use per poter continuare la guerra in Ucraina, dall’altro Xi vuole consolidare l’alleanza strategica con la Russia per continuare a far crescere, con molta discrezione, l’interscambio commerciale tra i due Paesi che ad oggi si attesta a 240 di dollari, di cui il 90% in yuan e rubli. Lo yuan cinese domina il 70% dell’interscambio e anche il sistema finanziario di Mosca. Pechino è, però, anche consapevole che non può interrompere o incrinare le relazioni commerciali con Usa e Ue, forti di un interscambio record che si attesta rispettivamente a 427 e 550 miliardi di dollari. Essenziale per il vigore e la ripresa dell’economia cinese.

Al netto di scontati e poco rilevanti dieci accordi bilaterali quella che la fa da padrona è stata la retorica che si snocciola tra le settemila parole della dichiarazione congiunta; tutta contro Stati Uniti e Nato. Accenni sono stati fatti anche sulla cooperazione strategica nella nuova era tra Russia e Cina su energia, esercitazioni militari, esplorazione dello spazio e nuove rotte nell’Artico. Una cooperazione da custodire e coltivare, come afferma Xi Jinping, per contrastare il percorso non costruttivo e ostile degli Usa con la sua doppia deterrenza nei confronti dei due Paesi.

Gli Stati Uniti vengono, di fatto, dipinti dai due leader come ostili e distruttivi sia sul fronte economico che su quello militare.

L’aspetto più delicato, trattato con massima segretezza, è stato il sistema di pagamento russo per le forniture cinesi. Un metodo ampiamente utilizzato che ha consentito alla Russia di continuare con persistenza la sua campagna militare in Ucraina. Per questo motivo Washington di recente ha minacciato di imporre sanzioni alle aziende cinesi compiacenti e soprattutto alle banche che favoriscono transazioni sottobanco.

Sanzioni che colpirenbbero in modo trasversale tutte le banche cinesi che non potrebbero così più ricevere pagamenti occidentali per i prodotti fabbricati in Cina. Questa è la situazione che Xi vuole a tutti i costi evitare.

Un primo segnale è stato dato in tal senso. Nei mesi scorsi si è avuta una progressiva diminuzione dell’export cinese verso la Russia (-14%). Non è un caso però che siano, parimenti, aumentate le transazioni (circa il 1700%) con il Kirghizistan per le forniture cinesi di cuscinetti a sfera, indispensabili per alcune parti vitali dei carri armati.

Nella delegazione di Putin, portata al cospetto di Xi figurano i pezzi da novanta russi nel settore economico-finanziario. Il nuovo ministro della Difesa Andrej Belousov, un economista di lungo corso e molto apprezzato dai cinesi, la governatrice della Banca centrale, il ministro delle Finanze e il direttore dei servizi di controllo finanziario. Una task force di primo livello per continuare a gestire con assoluta dicrezione l’interscambio tra Russia e Cina senza dover temere la minaccia delle sanzioni americane.

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