Rassegnamoci, l’Italia ad agosto si ferma. Non ci sono guerre che tengano. Crosetto: “l’azienda che deve sistemare il Samp-T per l’Ucraina è in ferie”

di Emanuela Ricci

Sono 57 le guerre che, a diverse intensità, rendono il mondo meno stabile. Una situazione che non si vedeva dalla II Guerra Mondiale. Tra carestie, profughi e morti, tanti morti sembra di vivevere in due mondi paralleli. Popolazioni oppresse da regimi, ridotte alla povertà e costrette a vendersi organi (reni e cornee) e magari anche i figli per poter sopravvivere mentre noi in Occidente “assopiti”, quasi “drogati” da oltre 70 anni di pace. Eppure da una guerra devastante ne siamo usciti, ma le generazioni a seguire hanno poi dimenticato le sofferenze e i sacrifici dei nostri nonni e bisnonni.

Oggi a due passi dal nostro Paese, in Europa e Medio Oriente si stanno consumando due efferate guerre, due crisi che potrebbero coinvolgerci direttamente. Nonostante gli sforzi diplomatici per cercare una tregua propedeutica ad una pace “giusta”, nulla sembra favorire questo processo. Anzi, di giorno in giorno, novità sul terreno (Kursk, Cisgiordania e attentati vari) allontanano sempre più un avvicinamento tra le parti.

A tal proposito vorrei meglio comprendere il significato di “pace giusta”. Dopo una guerra c’è sempre un vincitore e un perdente, non si finisce mai con un pareggio. A livello semantico appare più raffinato riempire testi di giornale e retorica diplomatica con il termine “pace giusta”, ma nella realtà sappiamo tutti che sarà una condizione difficile da raggiungere. Da qui è evidente che le guerre continueranno, fino a quando? Fino a quando continueremo a fornire armi e munizioni? Forse quando verrà sganciata la prima bomba nucleare, tattica o strategica che sia? Vedremo! Nel frattempo, però, dobbiamo prepararci all’inimmaginabile, così come detto in un recente vertice Nato l’Ammiraglio Baurer, presidente del Comitato militare.

La corsa al riarmo è partita in Europa da parte dei singoli paesi membri, anche se molto lentamente. Oggi si parla, sempre con più insistenza, di una Difesa comune europea (anche nel procurement) e il recente annuncio del Commissario von der Lyen di voler nominare un Commissario per la Difesa, appare un segnale evidente che la situazione internazionale richiede approcci e misure diverse da un tempo.

Un cambiamento che, però, non riusciamo a comprendere. L’opinione pubblica guarda con distanza e poca consapevolezza a quello che avviene oltre confine. I pochi minuti dei vari telegiornali stilano ogni giorno il bollettino di guerra mentre la carta stampata preferisce raccontare le “beghe” provinciali della politica nostrana. La guerra, le guerre sono lontane dall’immaginario collettivo. Quando aumentano i prezzi dei prodotti al consumo, dell’energia e dei carburanti inizia la querelle politica dove l’opposizione, con arguzia, accusa il governo di questi aumenti. Che tristezza sentire sul treno o in autobus la gente comune accusare il governo di turno sul carovita…! Ma a quanto pare tutti i settori del Paese non riescono proprio a comprendere la situazione, dove da un giorno all’altro potremmo essere coinvolti in qualcosa di più grande di noi.

A suonare la campanella dell’allarme ci ha provato ieri il nostro ministro della Difesa. Hanno, di fatto, destato stupore le parole di Guido Crosetto che riuniscono, nel suo accorato sfogo, la drammatica situazione della nostra inconsapevolezza.

Crosetto ha svelato quello che avviene nel nostro Paese in riferimento agli sforzi per aiutare l’Ucraina: “Sto litigando con le aziende italiane perché devo consegnare un sistema Samp-T di difesa all’Ucraina e l’azienda italiana che deve sistemarlo ad agosto era chiusa per ferie. Sabato e domenica non lavora, di sera non lavora, le aziende russe cinesi e iraniane lavorano sette giorni alla settimana, 365 giorni l’anno e 24 ore al giorno. Sto esagerando ma noi ci contrapponiamo con questi sistemi. Putin decide e una fabbrica di auto il giorno dopo fa armi. Noi non riusciamo a cambiarne neanche una che fa armi per produrle in modo più veloce“.

In riferimento all’Europa, Crosetto ha poi così argomentato: “Dobbiamo cambiare, l’Europa deve prenderne atto, i ministri ne hanno preso atto e mi auguro che lo faremo il più veloce possibile perché la cosa che ci manca di più è il tempo“.

Una provocazione quella del ministro della Difesa ma che comunque racconta una realtà del nostro Paese che ad agosto si ferma, come del resto anche il Parlamento.

Se si immagina che l’Occidente è in grado di produrre solo 1,5 milioni di munizioni all’anno mentre la sola Russia riesce a produrne 3,5 milioni è evidente che occorre rivedere tutto il sistema di difesa perchè ogni singola nazione non potrà mai supportare uno sforzo bellico di tipo moderno con impieghi congiunti in ambienti multidominio e dove si è tornati, per certi versi, anche a tattiche della Grande Guerra con trincee e incessanti bombardamenti. Anche se la Russia da tempo ha attivato l’economia di guerra convertendo la produzione di alcune aziende civili in produzione militare con turni di lavoro che coprono le 7 giornate settimanali e anche la notte, noi dovremmo iniziare comunque a pensare di individuare aziende di tenore strategico da supportare adeguatamente per convertire la loro produzione ad una situazione emergenziale, così come è quella che stiamo vivendo.

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