Stare nel bel mezzo del Big Bang dal divano di casa? Oggi è possibile con una app e uno smartphone. “The Big Bang in Augmented Reality” – II Big Bang in realtà aumentata – è uno dei progetti presentato alla più grande mostra online su invenzioni e scoperte esistente.
117 sono i partner di tutto il mondo che hanno promosso il progetto sul Big Bang. Partner illustri tipo il Cern, la Nasa, l’Accademia francese delle Scienze e il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano. A mettere in pratica il museo interattivo più grande al mondo è Google con l’idea “Google Arts & Culture”.
“Questa è una mostra che mette in rilievo quel primo tentativo, quell’idea, quel viaggio che permette la realizzazione di un sogno e che, speriamo, darà uno stimolo m più per raggiungere il proprio momento “eureka”» ha spiegato Amit Sood, direttore di Google Arts & Culture.
In particolare l’ambizione della multinazionale di Mountain View è quella di stimolare i bambini a pensare e a sognare in grande: vogliamo che le giovani generazioni vengano ispirate da questa collezione di menti straordinarie, grandi invenzioni e incredibili scoperte.
Gli appassionati di spazio potranno vedere albe e tramonti dalla cabina dello shuttle Discovery, mentre si godono una missione con gli ex astronauti della Nasa Charles Bolden e Kathryn Sullivan, studiando “da vicino” le attrezzature e i kit di sopravvivenza. E, sempre in tema Nasa e spazio, un altro progetto, che a Google sono sicuri riscuoterà successo, è il “Nasa’s visual universe images experiment”, basato sull’enorme archivio dell’agenzia, con 127 mila immagini. «In questo modo – spiegano dalla tech company – è possibile ricostruire la storia spaziale americana attraverso ogni missione, ogni scoperta e ogni innovazione. Gli amanti della fisica, invece, potranno “camminare” – virtualmente nei luoghi più nascosti del Cern, alla scoperta del più grande laboratorio di fisica delle particelle. Grazie a Street View, la funzione di Google che mappa le città, si visita l’istituto svizzero non solo dentro ma “sotto”, nei tunnel. Per esempio, nel Large Hadron Collider, nel cui anello da 27 chilometri di magneti superconduttori fa più freddo che nello spazio – qui la temperatura scende a -271,3 gradi – e in cui due fasci di particelle si scontrano alla velocità della luce. Ma del Cern si può visitare anche la sala di controllo, «Alice», che è il centro nevralgico. Qui lavorano quattro operatori, 19 esperti di rilevatori e il team di coordinamento che monitora i sottosistemi del rilevatore e l’interfaccia con l’acceleratore per 24 ore al giorno.