La bozza del decreto che darà il via al reddito di cittadinanza è stata rivelata da Il Messaggero.
Il reddito di cittadinanza sarà istituito a decorrere dal mese di aprile 2019 e il sostegno decorrerà dal mese successivo a quello della richiesta. Una tempistica detattata dalle ristrettezze di bilancio, in seguito alla trattativa con la Commissione Ue.
Il reddito potrà essere erogato per un periodo continuativo non superiore a 18 mesi, rinnovabile previa sospensione dell’erogazione per un mese prima di ciascun rinnovo.
A fronte di circa 1,8 milioni di famiglie che vivono sotto la soglia di povertà, la platea con i requisiti per accedere a reddito e pensione di cittadinanza sarebbe di oltre 1 milione e 375mila nuclei familiari, compresi quelli di stranieri se residenti da almeno 5 anni e in possesso di permesso di soggiorno – circa 200mila nuclei famigliari.
Gli importi dell’assegno è di 500 euro più altri 280 euro per chi è in affitto. L’assegno non sarà di 780 euro, ma di 500 euro. Se, per esempio, le entrate mensili sono di 200 euro, si aggiungeranno solo altri 300 euro.
A 780 euro arriverà soltanto chi non abita in una casa di proprietà ma deve pagare un affìtto . In questo caso verrà riconosciuto un contributo di 280 euro al mese. Se la famiglia vive in una casa di proprietà, ma ha ancora sulle spalle un mutuo, allora sarà riconosciuto un contributo di 150 euro al mese.
Un contributo analogo sarà assegnato agli anziani che percepiranno la pensione di cittadinanza e vivono in una casa presa in locazione.
Interessante è il fatto che, tuttavia, verranno applicati diversi filtri prima che lo Stato versi il contributo nelle tasche degli aventi diritto.
Non avranno accesso al sussidio i nuclei familiari con disoccupati a seguito di dimissioni volontarie nei dodici mesi successivi alla data delle dimissioni.
Per separazioni e divorzi i coniugi sono considerati nello nucleo fino a quando risiedono nella stessa abitazione, quindi esclusi ai fini della concessione del reddito di cittadinanza.
Capitolo figli. Per impedire che i figli vadano via dai nuclei familiari per ottenere il reddito andando a vivere da soli la norma prevede che un figlio maggiorenne è considerato comunque a carico della madre e del padre nelle seguenti condizioni.
La prima è che sia minore di 26 anni. In questo caso è sempre considerato sulle spalle dei genitori. Un modo anche per non erogare il Reddito agli studenti fuori sede. La seconda è che sia nella condizione di essere a loro carico ai fini Irpef.
Da quest’anno sono considerati fiscalmente a carico i ragazzi fino a 24 anni che hanno un reddito fino a 4 mila euro, e quelli oltre i 24 anni che hanno un reddito massimo di 2.840 euro. Infine, terza condizione, il figlio è considerato comunque a carico dei genitori se, pur non abitando più con loro, non ha a sua volta figli.
Capitolo Stranieri. Il Reddito di cittadinanza andrà anche ai cittadini stranieri di Paesi extraeuropei in possesso di un permesso di soggiorno e residenti in Italia da almeno cinque anni.
Il reddito non va a chi si trova in uno stato di detenzione e a chi si trova ricoverato in strutture di cura i cui costi sono completamente a carico dello Stato.
Per il reddito non si terrà conto solo dell’Isee complessiva che non potrà superare i 9.360 euro, ma anche un reddito familiare che non potrà oltrepassare i 6 mila euro (per un single) elevati in base alla composizione del nucleo familiare fino a un massimo di 12.600 euro. Altro paletto è il valore del patrimonio immobiliare che non potrà andare oltre i 30 mila euro, sempre ai fini Isee, mentre quello mobiliare non dovrà superare i 6 mila euro, elevati fino a 10 mila euro per un nucleo di tre persone, e di ulteriori 1000 euro per ogni figlio successivo al secondo, più altri 5 mila euro per ogni componente con disabilità.
Non ci devono poi essere intestatari di auto nuove -immatricolate nei sei mesi precedenti la domanda – o di grossa cilindrata sopra i 1600 cc, moto sopra i 250 cc e barche.