La strada per la revoca della concessione ad Autostrade per l’Italia è stato avviato, ma la battaglia sarà aspra e dai risultati incerti. Sul Sole240re, Luisa Torchia, una delle massime esperte in materia, ha evidenziato che la revoca è possibile ed è disciplinata dalle norme sulle concessioni. Tuttavia, per poter sanzionare così pesantemente la società è necessario che tutte le procedure vengano rispettate. A partire dall’inadempimento, che deve essere interamente attribuito al concessionario. Insomma, bisognerà dimostrare che la responsabilità e totalmente e solo di Autostrade. Molto difficile da dimostrare perché il ponte Morandi non lo ha costruito la società, ma è stato realizzato dalla società Condotte molti anni prima che questi acquisissero la concessione dall’Iri. C’è poi da verificare il ruolo del ministero a cui spettavano comunque i controlli. Andrà verificato se ci siano state o no delle contestazioni specifiche sul ponte. C’è poi la questione degli indennizzi. La convenzione tra Autostrade e ministero, come noto, prevede che in caso di revoca o di decadenza lo Stato paghi un indennizzo pari ai mancati profitti per la durata residua della concessione, circa 20 miliardi di euro, indennizzi che il ministero ritiene non debbano essere riconosciuti. Lo Stato dovrà anche decidere se indennizzare o meno i piccoli azionisti e i piccoli obbligazionisti che vedranno colpito il risparmio investito nel tempo nelle azioni e nelle obbligazioni della società autostradale. Strada tutta in salita quindi per le questioni burocratiche. Si pensi ora alla ricostruzione, indennizzare i parenti delle vittime e dare un alloggio “sicuro” e “duraturo” ai circa 600 sfollati.