Ancora in 20 sotto le macerie, questi i numeri dei presunti dispersi che porterebbero a 60 le vittime di una tragedia annunciata.
Mentre i parenti delle vittime rinuncerebbero volentieri al funerale di Stato, i politici iniziano il tira e molla tra accuse, revoche di concessioni, anzi no, forse, boh…. Uno scenario straziante ma per loro, i governati e i politici, sembra essere sempre una campagna elettorale. La società Atlantia che controlla Autostrade Italia ha già perso 4 miliardi in borsa e manda un segnale chiaro al governo, 20 sarebbero i miliardi che dovrebbero uscire dalle tasche dello Stato in caso di revoca della concessione.
Il Governo, quindi, disorientato prende tempo e cerca di arrampicarsi sugli specchi. Luigi Di Maio è convinto della revoca senza se e senza ma. Matteo Salvini e il vice ministro dei trasporti Edoardo Rixi, rallentano, “Se Autostrade per l’Italia metterà in breve tempo a disposizione risorse per gli sfollati, per i familiari delle vittime e ricostruirà il ponte Morandi senza aspettare le indagini, noi decideremo se rescindere o meno il contratto di concessione”. A seguire anche il M5s sul Blog ha scritto un post nel quale si difende la revoca della concessione, “qualora ce ne siano le condizioni”. Poi il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli ha parlato di un’istanza dai tempi medio-lunghi, che potrebbe avere come risultato l’uscita di Autostrade per l’Italia dalla gestione della rete autostradale, ma anche una conferma della società del gruppo Atlantia, “II ministero che presiedo è subito in azione per stabilire le cause del dramma avvenuto a Genova. Abbiamo costituito una commissione ispettiva di esperti che faranno luce sull’accaduto e che sono già operativi. L’esito del loro lavoro, che dovrà arrivare entro un mese, entrerà nella procedura di un’eventuale revoca della concessione ad Autostrade”. Il ministero chiede il ponte venga ricostruito a carico del concessionario, prima che si esprima la magistratura. Il governatore della Liguria Giovanni Toti vuole il nuovo ponte entro il 2019. Luigi Di Maio è rimasto sulle sue posizioni e ieri sera al programma “In onda” su La7 ha detto, ”chi non vuole revocare le concessioni deve passare sul mio cadavere”. Se l’esito sarà veramente questo e quindi se tra un mese si deciderà la revoca della concessione prima del termine, il governo potrebbe trovarsi a dovere pagare una cifra tra i 15 e i 20 miliardi di euro, secondo una stima fatta dal Sole24ore. Un miliardo all’anno da dare ad Autostrade per i mancati ricavi dalla data della revoca fino alla scadenza naturale del contratto che è il 2038, con proroga al 2042. La decadenza della convenzione è possibile in caso di ”grave inadempienza da parte del concessionario rispetto agli obblighi previsti”. Poi, se la commissione ispettiva del governo dovesse avviare la procedura, la società potrà fornire giustificazioni e fornire controdeduzioni.
Anche l’Europa si è fatta sentire al riguardo. La Commissione europea ha evidenziato che la sicurezza delle strade dipende dalla concessionaria. Poi ha risposto alle polemiche sulle risorse per la sicurezza bloccate. Per l’Italia sono già stati stanziati 2,5 miliardi di euro in fondi Ue per le infrastrutture oltre al piano da 8,5 miliardi di investimenti in Autostrade in cambio di una proroga della concessione dal 2038 al 2042. Denaro che andrebbe perso laddove venisse revocata la concessione.
Lesson Learned per il Governo, “prima di parlare, pensate a cosa dite e agli effetti”, ora governate, non siete in campagna elettorale