Si è riunito nel pomeriggio al Ministero del Lavoro il tavolo operativo per la definizione di una nuova strategia nazionale di contrasto al caporalato e allo sfruttamento lavorativo in agricoltura alla presenza del Ministro Andrea Orlando con i rappresentanti degli altri ministeri e enti coinvolti. Una riunione che si svolge prima della pausa di fine anno, anche per fare il punto sui principali dossier.
Il Ministro Orlando ha informato i membri del tavolo che è stata completata la predisposizione della relazione al Parlamento, trasmessa alle Camere, prevista dalla Legge 199 del 2016, cui hanno partecipato, insieme al ministero del lavoro, i ministeri delle Politiche Agricole e dell’Interno, nonché i rappresentanti regionali del Tavolo e tutti i coordinatori dei Gruppi tematici in cui il Tavolo stesso è articolato. Ci si è avvalsi inoltre del supporto tecnico-scientifico dell’INAPP e dell’Ufficio per l’Italia e S. Marino dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), che il Ministro Orlando ha ringraziato.
“La relazione fornisce un aggiornamento del quadro di contesto, dedicando un’attenzione specifica alle donne e al sistema di monitoraggio del Piano – ha spiegato Orlando – su cui stiamo facendo un lavoro ad hoc, anche di formazione, con l’OIL, grazie al sostegno della Commissione europea. Una relazione che non tralascia le criticità, che abbiamo ritenuto di dover evidenziare al legislatore. Tra queste, il tema del mancato decollo della Rete del lavoro agricolo di qualità, sia in termini di numero di aziende iscritte, sia rispetto allo sviluppo delle sue Sezioni Territoriali. Le motivazioni di tale mancato sviluppo – ha aggiunto il Ministro del Lavoro – sono molteplici, ma possono essere riassunte essenzialmente in tre gruppi: un appeal insufficiente, determinato dalla mancanza di reali meccanismi premiali per le aziende iscritte, a cui le Regioni potrebbero porre rimedio attraverso i propri Programmi di Sviluppo Rurale; la rigidità dei criteri di ammissione; e, per quanto concerne le Sezioni Territoriali, le incertezze riconducibili al dettato normativo relativamente alla natura, funzioni e composizione delle stesse”.
Nel corso del suo intervento il Ministro Orlando si è poi soffermato su tre temi sui quali porre attenzione: quello dell’assistenza e protezione delle vittime di sfruttamento con le Linee guida nazionali sulle quali si è raggiunto un accordo in Conferenza Unificata lo scorso 7 ottobre e che i diversi livelli istituzionali sono chiamati a recepire. Quanto alle nuove iniziative messe in campo per raggiungere altri settori produttivi non esenti dal fenomeno dello sfruttamento, si stanno realizzando attraverso partenariati interregionali al centro e al nord sostenuti da investimenti di circa 45 milioni di euro. Infine, sul tema della programmazione dei flussi di ingresso per lavoro il Ministro Orlando ha ricordato le parole del Presidente Draghi di questa mattina in conferenza stampa, il quale ha annunciato la firma di un decreto flussi da 70.000 ingressi, sottolineando come si tratti “di un numero importante, più del doppio rispetto a quello previsto negli ultimi 10 anni. Eppure è al di sotto dei fabbisogni che ci vengono rappresentati. E’, tuttavia, un decreto flussi che prova, per la prima volta dopo molti anni e grazie alle recenti modifiche normative, a fare i conti con la realtà e con i bisogni, che molti dei presenti a questo Tavolo con costanza ci rappresentano. E’ stato calibrato sulle esigenze rappresentate dalle parti sociali – ha spiegato Orlando – su meccanismi volti a valorizzare il loro ruolo e a potenziare lo strumento della programmazione dei flussi anche in chiave negoziale rispetto a Paesi terzi con i quali addivenire alla sottoscrizione di specifici accordi, anche nell’ottica del contrasto al traffico di esseri umani.
È un traguardo importante, ma rappresenta ovviamente solo un passo, un primo passo. Parallelamente e già da alcune settimane abbiamo avviato una riflessione più ampia, che spero ci condurrà a un adeguamento del nostro corpus normativo in materia migratoria, che con tutta evidenza non è al passo con i tempi che viviamo e non ci permette di rispondere adeguatamente alle sfide con le quali dobbiamo confrontarci, tra cui quella importantissima dell’integrazione”.