Industria varesina, meno negativo il IV trimestre 2020, ma la via della ripresa ha bisogno di stabilità e conferme
“Resistenza + Cambiamento = Resilienza”. Uno slogan? No, al contrario, un’equazione che ben identifica la situazione economica in cui si trovano attualmente le imprese varesine. A scattare una fotografia del sistema manifatturiero della provincia all’ombra delle Prealpi e a tratteggiare la strada da percorrere nei prossimi mesi è Roberto Grassi, Presidente dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese, nel corso della consueta conferenza stampa di inizio anno.
“I dati presentati dall’Ufficio Studi di Univa evidenziano un fatto: la resilienza del nostro sistema produttivo varesino e delle sue imprese. Nonostante tutte le difficoltà del momento, stiamo resistendo. Le imprese del sistema industriale stanno facendo da argine sociale alla crisi scatenata dalla pandemia – precisa Grassi –. Ma all’elemento della resistenza si affianca anche quello del cambiamento che stiamo vivendo nelle imprese. Realtà che di fronte ad un mutamento dei paradigmi imposti dal virus e da una situazione di emergenza si stanno adattando con estrema flessibilità e a suon di investimenti al nuovo contesto”.
Per dirla in altre parole, il manifatturiero italiano, e quello varesino non fa certo eccezione, sta “tenendo insieme il Paese”, come ribadisce il Presidente di Univa, “resistendo ad un’onda d’urto senza precedenti”. E come ci sta riuscendo? “Non ancorandoci semplicemente a ciò che abbiamo sempre fatto, ma reinventandoci e innovando prodotti, processi, organizzazione, metodo e approcci. Una trasformazione faticosa e silenziosa che vediamo nei numeri, non certo positivi, ma che di fronte alla crisi in atto fanno da barriera e mostrano la forza dei nostri fondamentali. Grazie a ciò il sistema manifatturiero sta frenando una crisi che potrebbe essere ancora peggiore senza la capacità di reazione delle imprese industriali del territorio e di quelle dei servizi ad esse legati. Un ruolo che vogliamo rivendicare con forza e che è dell’impresa tutta: imprenditori e lavoratori insieme. Chi crede che il nostro sia un modello industriale ‘desueto’ è invitato, dai numeri, a ricredersi”, commenta ancora Roberto Grassi.
I NUMERI
E sono proprio i numeri, elaborati dall’indagine congiunturale relativa al IV trimestre del 2020 realizzata dall’Ufficio Studi di Univa, a confermare le parole e la visione di Grassi. I dati sono, infatti, risultati meno negativi rispetto al periodo estivo. Si è, tuttavia, di fronte ad un miglioramento non sufficiente a colmare le ingenti perdite registrate, soprattutto nella prima parte dell’anno. Guardando nel complesso il 2020 si stima, infatti, tra le imprese intervistate, una perdita media del fatturato di circa 14 punti percentuali rispetto al 2019. Il miglioramento registrato non è omogeneo ed è differenziato in base ai settori e alla vicinanza al consumatore finale: i comparti più vicini alle catene distributive finali, come il tessile e abbigliamento, mostrano un rallentamento; viceversa, le filiere più a monte dell’industria, come ad esempio il metalmeccanico, segnano, con qualche eccezione, un miglioramento congiunturale nell’ultimo trimestre dell’anno. Rimbalzo anche per il chimico-farmaceutico e la gomma-plastica.
LA PRODUZIONE
Sotto il profilo della produzione, il quarto trimestre 2020 registra un incremento (in parte fisiologico) rispetto al trimestre precedente che comprende anche il mese di agosto. Il 66% delle imprese intervistate ha segnalato livelli produttivi in aumento rispetto al trimestre scorso, il 9,7% in calo, il 24,3% stabili. In crescita anche il dato sul grado di utilizzo degli impianti che arriva a 78,5%, rispetto al 71,4% registrato nel trimestre estivo. Tuttavia, si tratta di un miglioramento congiunturale e il confronto con lo scorso anno, soprattutto guardando al dato cumulato, è ancora negativo. Che la situazione permanga comunque difficile lo dice il dato sul ricorso agli ammortizzatori sociali con cui si chiude il 2020: 53,2 milioni di ore di cassa integrazione nell’industria varesina. L’800% in più rispetto al 2019. Un quadro complicato che non oscura, però, la voglia delle imprese varesine di scommettere sul futuro. L’indagine sugli investimenti svolta sempre dall’Ufficio Studi di Univa, infatti, mette in evidenza come, pur in un anno atipico come il 2020, il 62% delle aziende del territorio abbia continuato ad investire in ammodernamenti, ampliamenti produttivi, ricerca e sviluppo, brevetti, adeguamenti degli spazi in ottica anti-Covid.
E per il 2021? Le previsioni sulla produzione per il primo trimestre rimangono instabili, con il 59,7% delle imprese intervistate che si attende un cauto mantenimento dei livelli produttivi attuali, il 21,8% una flessione e solo il 18,4% un incremento.
NORMALITÀ E MODERNITÀ
E dopo una carrellata di numeri, percentuali e previsioni, viene da chiedersi: a quando il famigerato e tanto nominato ritorno alla normalità, nuova o “vecchia” che dir si voglia? “Si parla molto di nuova normalità. Ecco le imprese stanno sperimentando, cercando e praticando nuovi modelli di organizzazione del lavoro e di riposizionamento sul mercato proprio per riadattarsi a un mondo che, anche dopo la pandemia, sarà comunque diverso. Perché l’impresa è moderna e anticipatrice degli scenari o non è. Più che di nuova normalità, parlerei di ricerca costante della modernità. I numeri presentati dal nostro Ufficio Studi parlano anche di questo: di una realtà industriale in movimento verso il nuovo. Spiace che lo stesso approccio di adattarsi ad un contesto di emergenza e in profonda trasformazione non sia condiviso dal sistema politico ad ogni livello, non solo nazionale”, dichiara il Presidente di Univa, Roberto Grassi, accennando alla crisi di governo tutt’ora in corso.
“Qui di modernità ne vediamo poca. In questo senso istituzioni, organi di governo nazionali e locali, maggioranze e opposizioni, dopo un iniziale fronte comune costruito sul collante della paura, sono tornati nel giro di pochi mesi ad arroccarsi su rituali, litigi incomprensibili, vincoli di auto-referenzialità, ricerca del consenso, scarica barile, come se nulla intorno a loro fosse cambiato. Come se l’emergenza non ci stesse richiamando tutti all’unità, alla collaborazione, a principi comuni, all’accantonamento delle distinzioni di parte per servire un interesse generale oggi quanto mai messo in crisi da un virus. La crisi politica in atto è paradossale. Qualcosa di incomprensibile e offensivo nei confronti di imprenditori, lavoratori, studenti e dei sacrifici e sforzi di un intero Paese che si sta riposizionando socialmente ed economicamente nel contesto pandemico. Tutto cambia, tutto si trasforma tranne la politica. Anche di fronte ad una pandemia il sistema politico ha deciso di stupirci. In negativo. Mai come oggi le istituzioni hanno perso il contatto con la realtà e con il Paese. Ora il nostro auspicio è che l’intero arco parlamentare appoggi il progetto del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di dare vita ad un Governo guidato da Mario Draghi ‘di alto profilo che non debba identificarsi con alcuna formula politica’. Non possiamo che essere d’accordo. Servono stabilità, responsabilità e unità per affrontare le difficili sfide che abbiamo di fronte”, chiosa Grassi.