Giuseppe Conte, alla fine è dovuto intervenire per calmare gli animi “tesi” tra i due leader politici del governo gialloverde. La questione del censimento dei rom, non è proprio andata giù a Di Maio che ha subito stemperato l’effervescenza del leader della Lega, ricordando che i censimenti su base etnica sono illegali e anticostituzionali e che la questione dei rom non è nel contratto di governo.
Matteo Salvini, ha immediatamente replicato al leader pentastellato: “lo so anch’io che il censimento dei rom non è nel contratto. Ma credo che il rispetto del codice penale e civile da parte di tutti sia più importante del contratto di governo“.
E’ a questo punto, di fronte al muro contro muro delle dichiarazioni fra i due vicepresidenti del consiglio, che il premier Guseppe Conte è dovuto intervenire per mediare. “Qui nessuno ha in mente di fare schedature o censimenti su base etnica, che sarebbero peraltro incostituzionali in quanto palesemente discriminatori. Il nostro obiettivo è individuare e contrastare tutte le situazioni di illegalità e di degrado ovunque si verifichino, in modo da tutelare la sicurezza di tutti i cittadini“. Il compito del presidente del consiglio italiano non è facile. Deve imparare in fretta a fare l’equilibrista tra i due soci di maggioranza, i due vice premier che, dopo attimi di tensione, si sono subito piegati alla ragion di Stato garantendo – uno, il leghista – che “non è questa la priorità”, e l’altro – il capo politico dei 5 Stelle – che ben venga la correzione di rotta del collega ma che, proprio no, di censimenti non si deve parlare.
Giuseppe Conte ha poi voluto indirizzare un messaggio anche alla comunità rom. Il Premier ha enfatizzato tutte le iniziative, dello Stato, finalizzate a verificare l’accesso dei bambini ai servizi scolastici, alla luce del fatto che non di rado vengono tenuti lontani dai percorsi obbligatori di istruzione e formazione. Questa esternazione del premier è stata molto apprezzata dal leader della Lega.
La vicenda ha comunque dimostrato che entrambi i leader politici del governo in carica, sono sempre a caccia di nuovi argomenti per mantenere alta l’asticella del consenso. Il sondaggio di ieri che vede la Lega sopra il M5S dello 0,5% è un allarme a cui i pentastellati non possono rimanere indifferenti.
Luigi Di Maio, quindi, ha scagliato un’altra freccia velenosa dalla sua faretra. Questa volta contro i ‘parassiti’ dello Stato promettendo una guerra senza quartiere alla ricerca dei raccomandati che si annidano nella pubblica amministrazione, a partire dalla Rai il cui Cda scadrà il prossimo 30 giugno.