Il Rosatellum 2.0, ovvero la legge elettorale studiata per rendere la vita difficile a partiti di tiratura popolare già la settima prossima potrebbero essere consacrata in Senato. Molti ambienti vicini ai partiti parlano di aspettare l’approvazione della legge di stabilità per poi andare subito al voto, senza aspettare la prossima primavera, a scadenza naturale della legislatura. Vediamo, quindi, i numeri della nuova legge elettorale e soprattutto tecnicismi e insidie che la stessa incontrerà nel percorso ad ostacoli fino alla definitiva consacrazione.
Il Rosatellum 2.0 puo’ contare in Senato su una amplissima maggioranza numerica che lo mette a riparo da certe fibrillazioni, anche perche’ a Palazzo Madama non e’ previsto il voto segreto sulle leggi elettorali. Le cose si complicano invece se per altre ragioni si dovesse ricorrere alla fiducia. Mettendo insieme i numeri dei gruppi che hanno appoggiato il Rosatellum 2.0 si arriva a una maggioranza “monstre”. Il Pd puo’ contare su 98 voti, a cui si aggiungono 42 di Forza Italia, 24 di Ap, 12 della Lega, 14 di Ala-Sc, 10 di Idea, 7 di Direzione Italia, 13 delle Minoranze linguistiche-Autonomie. Insomma la legge puo’ contare in Aula su 220 voti dei complessivi 320 (contando i senatori a vita, tra i quali solo Giorgio Napolitano si e’ espresso contro il Rosatellum 2.0). Anche nel precedente passaggio in Commissione il Rosatellum 2.0 puo’ contare sul sostegno di 24 dei 30 senatori. La situazione sarebbe diversa se, una volta in Aula, la coalizione che sostiene la legge dovesse chiedere ancora una volta al Governo di porre la fiducia. Alla Camera e’ accaduto perche’ si voleva evitare la trappola dei voti segreti, che il Regolamento del Senato esclude. La fiducia potrebbe diventare necessaria nel caso di una valanga di emendamenti. E’ vero che lo “specialista” del settore, il leghista Roberto Calderoli, e’ tra i sostenitori della legge, ma il know how ormai e’ noto. Anzi, la prima a ricorrere all’ostruzionismo di questo tipo fu la capogruppo di Si, Loredana De Petris, con i suoi 6.000 emendamenti alla riforma costituzionale nel luglio 2014. Se dunque si optasse per la fiducia i numeri diverrebbero striminziti, dato che Fi, Ap, Idea, Ala-Sc e Direzione Italia non la votano e uscirebbero dall’Aula. I partiti della maggioranza di governo (Pd, Ap, Minoranze linguistiche e Autonomie e altri singoli deputati) potrebbero mettere in campo 140 voti, sufficienti a contrastare i numeri dei contrari alla legge (M5s, Mdp, Si e altri ex M5s). Tuttavia questi ultimi, approfittando dell’uscita dall’Aula di Fi, Lega, Direzione Italia e Ala, potrebbero compiere lo stesso gesto tentando di far mancare il numero legale. Infatti Fi, Lega, Direzione Italia e Ala Sc non potrebbero astenersi, dato che in Senato l’astensione equivale al voto contrario. Insomma un problema di cui si parlava gia’ giovedi’ sera, al momento del si’ della Camera alla legge, che potrebbe costringere Fi e Lega a votare una fiducia “tecnica” o potrebbe spingere a ideare soluzioni creative finora inedite.