Rotaie verdi, Milano abbraccia la rigenerazione urbana con natura ed ecologia

(Giovanni Bozzetti Presidente Ambienthesis ) Le rotaie verdi prendono forma. Quest’anno si parte con la progettazione, per poi iniziare i lavori che dureranno circa 2 anni e altrettanti serviranno per il monitoraggio. E così Milano, imitando l’High Line di New York, l’Oasi urbana di Londra o la Promenade plantée di Parigi, avrà tra circa tre anni un nuovo e suggestivo parco cittadino caratterizzato da un “verde selvatico”, libero di crescere, morire e trasformarsi, rimanendo allo stesso tempo fruibile ai suoi cittadini.

Milano partecipando al bando europeo “Horizon 2020-SCC-02-2017” con il progetto “CLEVER cities” si è aggiudicata lo scorso dicembre oltre 2,5 milioni di euro per lo sviluppo di interventi innovativi di rigenerazione ambientale nel territorio cittadino, che avessero una forte ricaduta sulla qualità del tessuto urbano e che fossero replicabili da altre città europee. “CLEVER cities”, che adotta il modello integrato già testato dalla città di Milano con il progetto europeo “Sharing Cities” in materia di efficientamento energetico, mobilità sostenibile, sensoristica innovativa, condivisione dei dati e coinvolgimento della comunità locale, era stato già un esempio di come una grande città potesse diventare catalizzatrice di risorse, facendo sinergia con il territorio a beneficio dei cittadini. La rigenerazione urbana, infatti, non si realizza solo riqualificando edifici, piazze, strade, ma anche rendendo i quartieri cosiddetti periferici luoghi più vitali, solidali, aperti alle diversità e alle contaminazioni reciproche di culture, stili ed opportunità sociali. Rotaie Verdi si inserisce così in un progetto più ampio di trasformazione di una delle periferie più problematiche di Milano, quella che interessa il territorio identificato come Porta Romana/Vettabbia, che va dallo scalo Romana, appunto, fino al Parco della Vettabbia, poco prima di Chiaravalle e del Parco agricolo Sud. L’obiettivo del progetto non è però solo quello di aumentare il verde e combattere il degrado delle periferie cittadine: il parco lineare si propone come un corridoio ecologico che ha l’intenzione di collegare la città con la campagna, il sud di Milano con il Parco agricolo alle porte della metropoli, ospitando ecosistemi tipici del territorio lombardo accompagnati, di tanto in tanto, da laghetti artificiali, aiuole curate, panchine, aree attrezzate per famiglie con giochi per i bambini. Il parco si articolerà per circa sei chilometri lungo il tracciato della vecchia linea ferroviaria che attraversava gli scali dismessi di San Cristoforo, Porta Genova e Porta Romana e donerà ai milanesi ed ai tanti turisti che ogni anno visitano la città lombarda un luogo suggestivo dove camminare, pedalare e trascorrere ore all’aperto in mezzo alla natura.

Negli anni passati, attraverso indagini svolte sul campo dai suoi volontari, WWF Italia era arrivata all’elaborazione di un’ipotesi di paesaggio possibile per le aree attorno gli scali ferroviari e di un modello innovativo di rigenerazione dello spazio urbano. L’idea iniziale era quella di sfruttare la fascia del rilevato ferroviario per realizzare un corridoio ecologico lungo i binari, ipotizzando su parte delle aree la nascita di oasi naturalistiche dotate di una natura più “selvaggia” che si integrassero e interagissero con le aree destinate al verde pubblico. Il progetto green del WWF approvato in via definitiva a febbraio (e supportato da Fondazione Cariplo con Palazzo Marino, Cooperativa Eliante e Rfi) va a braccetto con la riqualificazione degli scali ferroviari dismessi e punta a diventare uno dei cuori del piano di riqualificazione ambientale di Milano nonché un passaggio indispensabile per migliorare la salute ed il benessere dei suoi cittadini. Un progetto, che secondo i rilievi già svolti da esperti naturalisti, potrebbe davvero favorire la biodiversità locale: all’interno degli scali e lungo i binari sono già presenti 368 varietà vegetali, pari all’81 per cento del totale noto in città, mentre gli invertebrati sarebbero rappresentati da 64 specie e sottospecie, in particolare di insetti. Riprendendo le parole dei partecipanti al progetto: Rotaie Verdi è un esempio assolutamente vivido di come la pianificazione e la progettazione urbana possono essere formidabili strumenti di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici; le aree urbane dismesse non devono necessariamente essere viste solo come occasione di localizzazione per nuove funzioni urbane, ma anche come luoghi per incrementare la resilienza urbana, attenuare il fenomeno dell’isola di calore, rivitalizzare le connessioni ecologiche, attraverso una deimpermeabilizzazione funzionale”.Pensare al territorio e al suolo come un’opportunità per vivere meglio e mitigare gli effetti del clima è stato anche alla base del progetto che Legambiente ha ipotizzato negli ultimi mesi: la creazione di una nuova e grande area protetta di 55mila ettari che unisca Milano da Sud a Nord fino a coprire un terzo della superficie della città metropolitana. Un grande Parco Metropolitano che circondi l’hinterland e attraversi Milano con raggi e corridoi verdi unendo i due Parchi regionali già esistenti (il Parco Agricolo Sud e il Parco Nord) per combattere il caldo torrido della città, dovuto non solo al meteo ma anche alle “isole di calore urbano” dovute alla cementificazione e a una “insufficiente copertura vegetale”.

Milano è sempre stato un laboratorio di idee, all’avanguardia rispetto al resto di Italia. Dentro questo orizzonte, oggi si muovono molteplici attori, come le multinazionali, le università, i centri di ricerca, le piccole e medie imprese. È da qui che partono le soluzione ad alcuni problemi che poi tutte le altre città prendono come esempio. Oltre a “Rotaie Verdi” un altro progetto innovativo da citare è quello del “Nido verticale” : un edificio progettato dall’architetto Mario Cucinella alto 96 metri, dalla pianta ovale, con una struttura reticolare romboidale e rivestito in legno, metallo e vetro. La nuova torre, che verrà realizzata a Porta Nuova, si caratterizzerà per essere funzionale, altamente sostenibile e innovativa dal punto di vista dell’efficienza energetica. Lo scheletro dell’edificio sarà infatti formato da un doppio strato che consentirà all’involucro di “respirare”, come se avesse una doppia pelle “che d’inverno lo isola dal freddo e d’estate lo protegge dal surriscaldamento”. Grazie ai vari pannelli solari installati in diversi punti strategici ed ai sistemi di raccolta dell’acqua piovana integrati in alcuni elementi di design (come la vela a specchio sopra l’ingresso), il consumo di risorse sarà, inoltre, ridotto al minimo. L’evoluzione green della capitale lombarda sembrerebbe così non accontentarsi delle sue strade ma prendere forma sia orizzontalmente che verticalmente.

 

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