(di Massimiliano D’Elia) Macron la settimana scorsa ha lanciato un appello agli Usa e agli altri paesi occidentali per costituire una coalizione di forze speciali per sostituire l’operazione francese Barkhane, costata svariati miliardi e ben 55 vittime tra i soldati francesi. Parigi ha deciso di ritirarsi dal Sahel segnando così il fallimento di una presenza che parte dal lontano 2013, quando oltre 5000 soldati vennero schierati nel Sahel per evitare la caduta della capitale del Mali, assediata dai terroristi islamici. L’entusiasmo occidentale per la recente richiesta francese, però, si è mostrato tiepido. Alla luce della crescente incertezza ad approfittarne del ritiro francese potrebbero essere Cina e Russia che, secondo alcuni analisti, non si faranno perdere un’occasione così favorevole per espandersi sempre più nel continente africano. “I russi hanno già firmato accordi militari con diversi paesi del Sahel ed è molto probabile che si avventino su questa opportunità”, ha affermato al WP Judd Devermont, direttore del programma Africa presso il Center for Strategic and International Studies di Washington.
Nel frattempo, in questo mese, si è svolto un importante addestramento militare congiunto tra Stati Uniti, Africa ed Europa, assente illustre, proprio la Francia perchè pronta a ritirarsi. Il ripristino della sicurezza in tale area calda dell’Africa, tuttavia, solleva non pochi interrogativi su come l’amministrazione Biden risponderà alle crescenti minacce nel territorio, dove le truppe americane hanno svolto, fino ad oggi, solo supporto alle truppe straniere sul campo (1.100 soldati americani sono stati concentrati su formazione, supporto logistico e intelligence). Dall’altra parte le forze di sicurezza dell’Africa occidentale e centrale affermano che da sole non hanno fondi e attrezzature sufficienti per proteggere le loro nazioni dai militanti islamisti legati ad al Qaeda e allo Stato islamico.
Nonostante la presenza delle truppe francesi e regionali per quasi un decennio, lo spargimento di sangue continua ad aumentare nel Sahel. Gli attacchi terroristici si sono riversati dal Mali al Burkina Faso e Niger. Quasi 7.000 persone sono morte nelle violenze nel corso del 2020, secondo i dati forniti dal progetto Armed Conflict Location and Event Data Project (ACLED). Il Burkina Faso, questo mese, ha subito il massacro più cruento: uomini armati hanno preso d’assalto un villaggio del nord, uccidendo almeno 132 persone. Anche le forze di sicurezza regolari hanno ucciso centinaia di civili perchè ree di aver condiviso i loro villaggi con i combattenti irregolari.
Una riduzione delle truppe potrebbe allentare la tensione, sostiene Hannah Armstrong, analista dell’International Crisis Group: “Le forze militari straniere non sono riuscite a contenere la minaccia ma hanno favorito inconsapevolmente i vari governi autoritari a discapito della stabilità”. Non è un caso che in Mali cresce, di giorno in giorno, la protesta contro la presenza francese. Le proteste sostengono, invece, fonti di intelligence sono montate ad arte dai terroristi di Iswap. “Abbiamo bisogno di più aiuto per combattere i terroristi, ma per anni la Francia ha mostrato incapacità di farlo” ha detto un ufficiale militare del Burkina Faso al WP. “Ecco perché la popolazione si ribella sempre di più”.
Il ritiro francese. L’annuncio del ritiro di Macron è arrivato tre settimane dopo che il Mali ha visto il suo secondo colpo di stato in nove mesi, uno sviluppo che il leader francese ha definito “inaccettabile”. I leader militari sono ora al comando del Mali e i governi occidentali hanno interrotto l’assistenza alla sicurezza fino al ripristino di un governo eletto democraticamente. Parigi ha iniziato a cercare partner europei nel Sahel lo scorso anno con la creazione dell’Operazione Takuba che conta ad oggi solo 600 uomini provenienti da Francia, Svezia, Estonia e Cecoslovacchia. L’U.S. Africa Command non ha ancora fatto sapere se le truppe americane si uniranno a Takuba. L’Italia, invece, ha già deciso di farne parte e sta cercando di coinvolgere anche altri partner europei. “Apprezziamo la partnership con la Francia e altri partner internazionali nel Sahel e non vediamo l’ora di saperne di più nelle prossime settimane sui piani della Francia per attuare questo cambiamento strategico, inclusa la loro visione delle risorse operative e dei meccanismi di coordinamento necessari per attuarlo”, ha detto Cindi King, portavoce del Dipartimento della Difesa Usa.
Esercitazione Africa Lion. Oltre 8000 militari Usa hanno partecipato ad una imponente esercitazione di due settimane in Marocco. A margine dell’evento, il Magg. gen. Andrew Rohling – comandante della Task Force dell’Europa meridionale-, ha affermato che gli Stati Uniti per ora continueranno nella loro missione di supporto: “So che i francesi sono piuttosto preoccupati per la sicurezza, noi ci impegneremo sempre più a supporto dei francesi”.