Russia e Ucraina: oltre 300 prigionieri scambiati in un accordo mediato dagli Emirati Arabi Uniti

Lunedì, Russia e Ucraina hanno portato a termine uno scambio di oltre 300 prigionieri di guerra, un gesto significativo in un conflitto che ormai dura da quasi tre anni. L’accordo, mediato dagli Emirati Arabi Uniti, ha visto Kyiv accogliere 189 persone, tra cui soldati, guardie di frontiera e civili, alcuni dei quali erano stati catturati durante le prime settimane dell’invasione russa. Mosca, dal canto suo, ha ricevuto 150 militari.

Questo scambio, il più grande registrato negli ultimi mesi, assume particolare rilievo in un momento critico per l’Ucraina. Negli Stati Uniti, infatti, si avvicina una delicata transizione politica che potrebbe mettere in discussione l’impegno americano nel supportare Kyiv.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha accolto con entusiasmo la notizia. “Riportare indietro il nostro popolo dalla prigionia russa è sempre una buona notizia, e oggi è uno di quei giorni“, ha dichiarato. Zelensky ha poi ribadito l’impegno del governo ucraino: “Stiamo lavorando per liberare tutti e ciascuno dalla prigionia russa. Questo è il nostro obiettivo. Non ci dimentichiamo di nessuno“.

Tra i prigionieri ucraini liberati si contano anche militari catturati durante episodi cruciali della guerra, come l’assedio di Mariupol e l’offensiva russa nei pressi della centrale nucleare di Chernobyl nei primi mesi del 2022.

Sul fronte russo, il Ministero della Difesa ha confermato il rilascio di 150 soldati russi e altrettanti ucraini, precisando che nel conteggio non sono inclusi due civili e alcune guardie di frontiera. Tatyana Moskalkova, commissario russo per i diritti umani, ha accolto i soldati russi al confine con la Bielorussia, esprimendo gratitudine per il loro sacrificio e per gli sforzi profusi dal governo per riportarli a casa. “Siamo molto grati che il nostro Ministero della Difesa abbia lavorato così duramente per riportarvi a casa. Il nostro presidente si è preoccupato molto“, ha dichiarato Moskalkova.

Dal 2022, gli Emirati Arabi Uniti hanno facilitato la liberazione complessiva di 2.184 prigionieri, confermando il loro ruolo di mediatori in uno dei conflitti più complessi degli ultimi decenni.

Questo scambio avviene sullo sfondo di importanti sviluppi politici negli Stati Uniti. Poche ore prima dell’operazione, la Casa Bianca ha annunciato un ulteriore pacchetto di aiuti militari per Kyiv del valore di 2,5 miliardi di dollari. L’amministrazione Biden, ormai prossima al termine, sta accelerando il supporto all’Ucraina, preoccupata per l’incertezza sull’approccio del presidente eletto Donald J. Trump.

Trump, durante la sua campagna elettorale, ha ribadito l’intenzione di negoziare la fine del conflitto e ha espresso riserve sul ruolo degli Stati Uniti come principale finanziatore della resistenza ucraina. Tuttavia, Dmitri Peskov, portavoce del Cremlino, ha dichiarato che Mosca non intende avviare colloqui immediati sull’Ucraina, mantenendo ferma la sua posizione.

Lo scambio di prigionieri di guerra mette in luce l’importanza cruciale della diplomazia, persino nei contesti più complessi e ostili. Pur rivestendo un significato rilevante, questi accordi costituiscono interventi provvisori, incapaci di affrontare le cause profonde del conflitto. Tuttavia, iniziative di questo tipo richiamano l’attenzione sull’importanza e sulla necessità di un costante impegno internazionale nel sostenere il dialogo, favorire percorsi negoziali e perseguire con determinazione l’obiettivo di una pace stabile e duratura.

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