(di Massimiliano D’Elia) Il leader della Lega, Matteo Salvini ha scritto al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: “Mi venga garantito il diritto ad un processo giusto, davanti a un giudice terzo imparziale”. Il presidente Sarpietro del Tribunale di Catania, in merito all’appello dell’ex ministro dell’Interno al presidente della Repubblica: “Stia tranquillo il senatore Salvini, avrà un processo equo giusto e imparziale come tutti i cittadini. Ne’ io ne’ nessun giudice che si e’ occupato di questo fascicolo abbiamo nulla a che spartire con Palamara. E sono d’accordo con lui: quelle intercettazioni tra magistrati sono una vergogna”.
Il 3 ottobre Salvini dovrà presentarsi, quindi, dinanzi al Tribunale di Catania, con qualche preoccupazione, per rispondere del suo operato da ministro dell’Interno, in riferimento alle vicende di Navi Gregoretti e Open Arms, lasciate al largo per giorni con centinaia di migranti a bordo.
Oggi la Giunta per le Elezioni e le Immunità dovrà decidere se dare il via libera ai magistrati che lo indagano. La giunta, secondo indiscrezioni, conta una perfetta parità 10 sono i favorevoli (5 del MSS, uno del Pd, 3 di Iv, uno di Leu e uno del gruppo misto) e 10 i contrari (4 di Forza Italia, 5 della Lega, uno di Fdl). Dipenderà dal voto dell’ex M5S Michele Giarrusso.
Ieri sera sul profilo Facebook, il leader della Lega: “PD e 5Stelle vogliono mandarmi a processo per aver bloccato uno sbarco l’anno scorso? A differenza di altri, io non cambio idea: fermare gli sbarchi di clandestini, combattere gli scafisti, difendere la sicurezza, l’onore e la dignità dell’Italia non è un reato, ma un dovere. Mi processano? Sono tranquillo. Se un uomo non è disposto a lottare per le sue idee, o le sue idee non valgono nulla, o non vale nulla lui“.
Le preoccupazioni di Salvini troverebbero fondamenta nelle frasi scambiate in chat, nel 2018, tra il giudice Luca Palamara e il suo collega Paolo Auriemma della Procura di Viterbo. Testi resi pubblici da uno scoop del giornale La Verità, grazie ad alcuni punti essenziali ricevuti, probabilmente da qualcuno all’interno della Procura di Perugia, opportunamente stimolato dal gruppo di magistrati che si riconoscono nella corrente, Area e Autonomia e Indipendenza guidata dal giudice Pier Camillo Davigo, da sempre contrapposto a Luca Palamara del gruppo Unità per la Costituzione.
Le correnti che guidano attualmente l’Anm sono, appunto, Unità per la Costituzione, di cui faceva parte Palamara e Area e Autonomia e Indipendenza, di Davigo.
E’ stata, infatti, la procura di Perugia, incaricata di indagare sui giudici romani, che, con il procuratore De Ficchy, è riuscita ad introdurre un “trojan” nel cellulare del suo collega Palamara facendo emergere i contenuti della chat con il giudice Auriemma e molto altro.
Auriemma nel 2018, mentre la Procura di Agrigento ipotizzava il reato di sequestro di persona a carico di Salvini per i migranti trattenuti a bordo della nave Diciotti, prendeva le parti del ministro dell’Interno e chiedeva a Palamara: Sbaglio? Palamara: “No, hai ragione. Ma ora bisogna attaccarlo”.
Chat che ha generato alla vigilia della prima udienza di Salvini a Catania, un terremoto i cui effetti rimangono incerti, soprattutto se chi deve intervenire ha la forza e la voglia di farlo.
Il primo colpo all’Associazione Nazionale Magistrati, dove dopo una riunione fiume di nove ore, si sono dimessi il presidente Luca Poniz (Area Autonimia Indipendenza) e il segretario Giuliano Caputo (Unità per la Costituzione), e con loro i rappresentanti dei rispettivi gruppi.
All’ordine del giorno il dossier Palamara che ha fatto emergere anche altri comportamenti non proprio ortodossi, si è appurato che tra le attività delle varie correnti vi erano anche quelle di favorire ovvero contrastare le attività degli altri colleghi ma anche promuovere e bocciarne altri negli incarichi presso le procure più prestigiose ed influenti. Nessuno ora si fida più l’uno dell’altro e la lotta interna tra le correnti è diventata sempre più aspra, sembra un covo di vipere pronte ad avvelenarsi a vicenda o ad avvelenare i pozzi della conoscenza, della trasparenza.
Con vera “faccia di bronzo”, il giudice Palamara si è rammaricato con Salvini via twitter e nel giorno della memoria di un gigante della Giustizia, Giovanni Falcone ha ribadito: ”Avete ragione voi, quando si sbaglia bisogna ammetterlo ed io l’ho fatto, esprimendo il mio più profondo rammarico per le parole dette”.
Ma in che mani siamo finiti? Speriamo che chi può e deve intervenire, intervenga. Uno spiraglio potrebbe essere la nomina del super poliziotto Gianni De Gennaro (ex presidente Leonardo, direttore Dis, etc,) quale presidente dell’Anac – Autorità Nazionale Anticorruzione. Un nome molto gradito al Presidente Mattarella, appunto!
In un messaggio via Facebook il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede definisce il caso un vero e proprio terremoto, che impone una risposta tempestiva delle istituzioni perché ne va della credibilità della magistratura. E annuncia che questa settimana porterà all’attenzione della maggioranza il progetto di riforma del Consiglio superiore della magistratura. Bonafede conta su un’ottima convergenza già trovata con gli alleati per il testo che prevede un nuovo sistema elettorale sottratto alle degenerazioni del correntismo, l’individuazione di meccanismi per le nomine ispirati soltanto al merito e la netta separazione tra politica e magistratura.