(di Massimiliano D’Elia) Così come riporta La Stampa non era passata inosservata una visita di #Salvini al #Colle, all’inizio della scorsa settimana, e magari ce ne sono state altre di cui non si è avuto notizia. Ciò, dimostra che la collaborazione tra capo dello Stato e ministro dell’Interno è attiva e nei canoni della correttezza istituzionale. Il presidente della Repubblica lascia la porta aperta del Quirinale, anche perchè un passaggio, i leader del governo gialloverde lo devono fare per far capire al Capo dello Stato che le liti sono terminate e che esiste ancora una cornice in cui poter inserire i futuri impegni italiani, manovra finanziaria in primis.
Matteo Salvini “premier”
Da ieri Matteo Salvini parla già come se fosse il premier. Ha iniziato a mettere in campo una sorta di «#cronoprogramma»: La lista delle sei condizioni “inderogabili” che intende imporre a Di Maio. La Dead line? Un mese di tempo, 15 luglio: o così oppure tutti a casa guardando nuove elezioni in autunno.
Non a caso il leader leghista ha detto ieri lasciando il suo stato maggiore a Milano: “Entro l’estate voglio un SI concreto su autonomie, sblocca cantieri, riduzione delle tasse, Tav e riforma della giustizia, oltre che sul decreto sicurezza bis già nel cdm di mercoledì. Altrimenti per me è inutile restare insieme al governo, si può anche tornare al voto”.
Il confine temporale è metà di luglio se si vuole andare a votare il 29 settembre. Da quel momento, partirebbero i 45-70 giorni previsti per riportare gli elettori al voto.
Ieri sera Salvini da Bruno Vespa ha intonato: “Torniamo a lavorare come i primi mesi perché negli ultimi ho avuto l’impressione che l’avversario fossi io. Io mantengo la parola, anche se so benissimo che il numero di parlamentari è la metà di quello che potremmo avere andando al voto. Ma non mi pagano per litigare con Di Battista e Grillo”.
Luigi Di Maio ha rassicurato gli elettori che nel M5S nessuno vuole la sua testa. Ha fatto capire che il M5S non si farà condizionare dai risultati delle europee. Ha anche detto, in conferenza stampa dal ministero che comanda, che non ci saranno sconti sul caso Rixi e ha fatto trapelare nuovi freni sulle autonomie. La Repubblica, al riguardo, riporta lo sfogo in privato di Salvini: “Allora non hanno proprio capito che la musica è cambiata”.
Salvini come ha ribadito a “Porta a Porta” ha ricevuto il via libera direttamente dagli italiani: “col voto gli italiani ci hanno dato un mandato chiaro”.
Infatti per il Tav e le grandi opere, il vicepremier leghista le dà già per acquisite. Poi vuole modificare i parametri europei se la lettera in arrivo da Bruxelles imporrà all’Italia nuovi tagli.
Giuseppe Conte
Matteo Salvini sempre ieri ha telefonato a Giuseppe Conte per garantirgli “lealtà”. In molti sostengono che Matteo Salvini, in maniera velata, abbia fatto capire al premier italiano che l’agenda di governo ora la detta la Lega e non più il M5S.
Poi Giuseppe Conte ha sentito Di Maio: “Un modo di andare avanti si troverà”. Che una mediazione sarà ancora possibile raggiungere perfino sui dossier più delicati. Della serie: non fasciamoci la testa prima del tempo. Dopo le due telefonate, il premier ha commentato con i suoi: “Non so come andrà a finire. Solo quando avrò riunito sia Di Maio che Salvini nella stessa stanza e soltanto dopo averli guardati negli occhi, potrò capire se è possibile recuperare un rapporto umano, tra di noi e un clima di fiducia reciproca…”.
Insomma Luigi Di Maio è in un vicolo cieco. Sottostare all’agenda di governo dettata da Salvini vorrebbe dire perdere ancora consensi e raggiungere i numeri “risibili” di Forza Italia. Una specie di “maledizione”.
Gli italiani vedevano i pentastellati come eterni oppositori del sistema e non come “mansueti” e “accomodanti” sotto il comando di Salvini. Per ora Casaleggio, Grillo e Di Battista sostengono Di Maio che, invece, sarebbe già stato fatto capitolare dalla base sui social network, proprio quella base che lo ha portato ad essere il leader del movimento delle stelle.