(di Massimiliano D’Elia) La prima notte di presidio delle Aule parlamentari da parte della Lega è passata, continueranno ad oltranza finchè non verranno ascoltate e valutate le loro istanze.
I parlamentari del carroccio vogliono che le prossime decisioni del Governo passino per il Parlamento, com’è sempre stato prima che venisse decretata l’emergenza sanitaria da Covid-19. Non si governa un Paese con atti amministrativi unilaterali, i Dpcm. Questa la sintesi che accomuna tutte le anime dell’opposizione di centrodestra.
Il 4 maggio inizierà la fase 2, con la riapertura di attività e uffici, con molta prudenza ed adottando tutte le misure di sicurezza del caso. Una specie di test per valutare gli effetti sulla diffusione del virus, in seguito all’allentamento graduale della morsa che tiene segregati in casa milioni di italiani.
La giornata è stata contrassegnata dalle tensioni registrate nelle due Aule, in seguito alla lettura dell’informativa del premier Conte. Il terreno è iniziato a tremare davvero quando la presidente della Calabria Jole Santelli ha emesso un’ordinanza per anticipare l’apertura delle attività commerciali. Sul piede di guerra è sceso direttamente il ministro per gli affari regionali, Vincenzo Boccia, che ha intimato alla governatrice di ritirare il suo atto, in difetto ha minacciato una diffida da parte dell’esecutivo.
Un monito, in senso più generale e onnicomprensivo, viene pure dal Presidente Mattarella che in occasione del suo intervento per la festa del primo maggio esorta a “indicazioni ragionevoli e chiare da parte delle istituzioni di governo”.
La Santelli però non ne vuole sentire parlare di marcia indietro, nonostante molti suoi sindaci non rispetteranno l’ordinanza: “La fase 2 va governata insieme, tenendo conto della specificità dei territori. L’Italia non è tutta uguale, ci sono situazioni come la Basilicata, dove non ci sono contagi, che non può essere equiparata alla Lombardia. Nella sua Regione, non ci sono contagi autoctoni, ma solo di ritorno”.
Nell’ultimo Dpcm, evidenzia Santelli, da un lato si vieta la mobilità interregionale, dall’altro si autorizzano le persone a far ritorno alle proprie residenze e domicili.
Ma l’accusa più pesante della Santelli è quando sostiene che l’esecutivo vuole scaricare sulle Regioni del Sud la questione degli immigrati: “Si stanno attrezzando centri Covid per stranieri. L’esecutivo ci manda 50 immigrati in condizioni di non salubrità, dopo tutti i sacrifici che abbiamo fatto.
Sulla ripresa delle attività la Santelli non si regge e lancia un altro allarme: “Se non si muove lo Stato, a dare una mano, ci penserà la ‘ndrangheta”.
Il Governo però appare sordo alle considerazioni della Santelli e minaccia, comunque, di impugnare l’ordinanza della presidente calabrese. A dar man forte al Governo il comitato tecnico-scientifico che dalla voce del prof. Richeldi afferma:“L’approccio regionalizzato sulle misure è stato discusso, ma la situazione è complicata. Bisogna considerare vari aspetti dal punto di vista sanitario e legislativo. Essendo noi una nazione, la base nazionale è utile. Va usato il buon senso”.
A rassicurare gli animi ci ha pensato nel pomeriggio il ministro pugliese Boccia che riconoscendo l’impegno delle regioni afferma: “Il 95% delle ordinanze regionali è compatibile con il Dpcm mentre il restante 5% necessità di modifiche che verranno fatte entro domenica”.
Dal 18 maggio, se il test della fase 2 a partire dal 4 maggio andrà bene, il Governo potrebbe pensare di allentare la morsa in maniera più generale con aperture differenziate. Questo è quello che si apprende da fonti governative.
Una data così lontana, quella del 18 maggio, però, non convince proprio tutti i governatori.
Luca Zaia, precisa: “Penso sia una buona idea affrontare questo tema. È giusto che ci sia una sorta di abito sartoriale”.
Attilio Fontana, dalla Lombardia, annuncia: “Elimineremo tutte le restrizioni che avevamo posto come Regione. Quindi riapriranno alberghi, uffici professionali e mercati coperti e scoperti esclusivamente per i generi alimentari. Di fatto, allargheremo nel senso che rinunceremo a tutte le nostre restrizioni”.
Giovanni Toti chiede maggiore collegialità: “Applicheremo il decreto del governo e le nostre ordinanze regionali, ma pretendiamo che le linee guida del governo possano essere interpretate dalle Regioni in base alle esigenze e alle specifiche”.
Il sindaco di Bari e presidente dell’Anci Antonio De Caro: “Abbiamo dimostrato senso di responsabilità, ma non accetteremo che si scarichino sulle spalle dei sindaci e delle amministrazioni locali, tutte i problemi causati dal coronavirus”.