Le nuove sanzioni contro Corea del Nord del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite potrebbero colpire i lavoratori nordcoreani in Russia e Cina. E’ quanto ha dichiarato l’ambasciatore inglese Matthew Rycroft., ricordando che nonostante le sette serie di sanzioni adottate dall’Onu dal 2006 nell’ottica di scoraggiare Pyongyang dalle sue ambizioni nucleari, i test del regime di Kim Jong Un stanno diventando sempre più frequenti e sfacciati, come dimostra il lancio del missile balistico dello scorso martedì. Le severe sanzioni imposte finora alla Corea del Nord hanno introdotto il divieto totale delle esportazioni di carbone e ferro e hanno bloccato le vendite internazionali di minerali e frutti di mare, nonché vietato i viaggi e bloccato i beni di individui e aziende. Un pacchetto che dovrebbe rappresentare un enorme danno all’economia della Corea del Nord, con le entrate tagliate di un terzo. Meno di un mese dopo la risoluzione, tuttavia, il regime di Kim Jong Un ha lanciato quattro missili in una settimana, tre nel Mar di Giappone sabato e il quarto oltre l’isola nipponica di Hokkaido pochi giorni dopo. Per la Gran Bretagna è quindi auspicabile ora mettere più pressione su Pyongyang, “dato che le misure messe in atto finora non gli hanno fatto cambiare rotta”, ha dichiarato ai giornalisti l’ambasciatore Rycroft. Secondo le stime delle Nazioni Unite, più di 50.000 nordcoreani lavorano all’estero, perlopiù in Cina e Russia, portando tra i 1,2 e i 2,3 miliardi di dollari ogni anno nel loro Paese. L’ultima risoluzione ha imposto un limite ai lavoratori stranieri, ma nuove sanzioni potrebbero andare oltre per impedire a Pyongyang di ottenere valuta forte dai lavoratori stranieri. Il Consiglio di Sicurezza dovrebbe considerare di “fare di più per evitare che il flusso di denaro arrivi in Corea del Nord da cittadini che lavorano all’estero”, ha detto Rycroft.
La Corea del Nord respinge “con decisione” la condanna del Consiglio di Sicurezza dell’Onu sul missile Hwasong-12 lanciato martedì che “sfacciatamente” non tiene conto del “diritto all’autodifesa di uno Stato sovrano”. Un portavoce del ministero degli Esteri, attraverso la Kcna, punta il dito contro gli Usa osservando che il missile e’ solo “un assaggio” delle risposte alle manovre congiunte Ulji Freedom Guardian tra Seul e Washington e un significativo preludio contro Guam, “la base di prima linea per l’invasione.