Il 21 novembre si avvicina, la data in cui la Commissione Europea si dovrà esprimere sulla manovra economica italiana. I timori che possa inziare, da quella data, la fase dell’avvio della procedura di infrazione è molto alta anche perchè, scrive Il Giornale, nel governo si pensa che dietro le pressioni dell’Unione europea ci possa essere la “manina” di Emmanuel Macron.
Oggi il Messaggero ha pubblicato il retroscena raccontato da un ministro del governo in carica: “Macron è determinato a punire l’Italia per fare shopping nel nostro Paese. Se dovessimo essere costretti a ripianare il debito potremmo infatti essere obbligati a vendere i nostri gioielli di famiglia, come Eni, Enel, Fincantieri e così via. E gli appetiti francesi sono noti e antichi…”.
E poi è sotto gli occhi di tutti la spietata guerra che la Francia sta facendo all’Italia sul dossier Libia.
La procedura di infrazione è un’occasione ghiotta per la Francia per attuare il suo piano. La Commissione europea ha due possibilità: aprire la procedura per deficit, con interventi correttivi da 9 a 12 miliardi di euro – oppure per debito, con interventi da 40-60 miliardi di euro.
Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte sta facendo il possibile per evitare il peggio, “incontrerò Juncker non per chiedere come modulare una procedura di infrazione ma per invitarlo a considerare di non avviarla“.
In una intervista al Sole 24Ore, il vice presidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, ha già emesso la sentenza contro l’Italia. “Roma sfida le regole dell’Europa e la manovra proposta rallenta la crescita”. A Bruxelles stanno già preparando un rapporto sul debito italiano ai sensi dei Trattati. “In questi anni abbiamo evitato di aprire una procedura contro l’Italia perché abbiamo considerato tra i fattori rilevanti la presentazione di bilanci in linea con il Patto di Stabilità – ha continuato Dombrovskis – se questa condizione non fosse più presente, aprire la procedura potrebbe quindi essere giustificato“.
Il ministro delle Finanze francese, Bruno Le Maire, si è detto “rammaricato” che l’Italia “non abbia accolto la mano tesa dalla Commissione europea” e ha chiesto di “dare prova di responsabilità” e “lucidità”.
Non è mancata la risposta a “tono” del vice premier Matteo Salvini: “francesi, lussemburghesi e austriaci guardassero a casa propria. L’Italia ha un governo che si occupa degli italiani, lo dico col massimo affetto – ha, poi, scandito – fatevi gli affari vostri e lasciateci lavorare“.
Luigi Di Maio, invece, si è dimostrato più diplomatico nell’assicurare che il governo sta lavorando “per non ottenere la procedura ma senza sacrificare gli italiani”.