La notizia bomba arriva come al solito con una dichiarazione affidata direttamente alla rete: il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ritira la firma dal documento finale di Charlevoix e accusa il premier canadese Trudeau di essere un leader “debole e disonesto”. Con un tweet, il presidente “di rottura” già in viaggio per Singapore dove martedì incontrerà Kim Jong Un, affossa definitivamente un vertice che sui punti in agenda era già partito tutto in salita, dai dazi al nucleare iraniano, fino ai rapporti con la Russia sotto sanzioni. Il tasto reset del summit schiacciato dal presidente Usa fuori tempo massimo è la goccia che fa traboccare il vaso europeo, da cui sono uscite dichiarazioni durissime. Il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas in un tweet scrive che Trump “ha distrutto la credibilità del G7”, mentre per i francesi “la cooperazione internazionale non può dipendere da scatti di rabbia e da parole buttate lì”. E macron, fa sapere l’Eliseo, definisce “incoerente” e “inconsistente” il voltafaccia del capo della Casa Bianca. A provocare la dura reazione dell’inquilino della casa bianca, era stata la conferenza stampa finale del premier canadese, nella quale Trudeau lo attaccava per le tariffe. Tanto è bastato a Trump per affossare la due giorni di bilaterali, tavoli di lavoro, sessioni plenarie, già messi a dura prova dal presidente americano, che sui dazi all’accusa di protezionismo aveva risposto con la prima sfida: un mondo senza tariffe doganali, ma anche senza sussidi. E che poi aveva rilanciato con la proposta, suonata ai colleghi europei più come una provocazione, di riammettere la Russia di Putin al G8, lasciando intendere come per gli Usa la questione Crimea fosse superata. Se appare ormai chiaro che l’intenzione di Trump è cambiare l’ordine mondiale, resta tuttavia da capire con cosa intenda eventualmente sostituirlo. Nell’immediato infatti appare chiaro che un ritorno a un sistema di relazioni basato su rapporti bilaterali favorirebbe l’economia Usa che per dimensione e capacità innovativa delle sue aziende non ha rivali nel mondo. Ma la scelta di Trump di superare la stagione del multilateralismo, nel lungo periodo potrebbe rivelarsi una scommessa non altrettanto vincente. Trump nel corso del vertice ha rinfacciato all’Europa un surplus commerciale verso gli Usa da 150 miliardi di dollari. A ben vedere, pochi spicci per un’economia che vale 20 trilioni di dollari l’anno. Valgono una rottura con gli alleati storici di cui si avvantaggeranno in primis i rivali di sempre, a cominciare da Cina e Russia?