(di Ammiraglio Giuseppe De Giorgi) Mentre Genova e Viareggio si contendono ancora lo scettro di principale salone nautico internazionale in Italia (dopo la scissione avvenuta negli ultimi anni tra Ucina Confindustria Nautica ed alcuni grandi cantieri che si sono uniti in “Nautica Italiana”) intanto SEATEC, in collaborazione con Compotec, con l’accento soprattutto su tecnologia, design, componentistica e subforniture applicate alla nautica da diporto, ha chiuso la sua sedicesima edizione qualche giorno fa a Marina di Carrara con numeri da grande fiera. In mostra qui c’è stato il variegato mondo della subfornitura nautica, che proprio in Toscana vanta radici profonde con 488 (il 17,6% del totale italiano) piccole imprese che lavorano nel settore della nautica e che impiegano quasi 2.000 addetti generando ricavi pari al 21,7% del totale del settore. L’innovativa fiera svoltasi da giovedì 5 a sabato 7 aprile, unico evento italiano per l’industria dei materiali compositi, si è contraddistinta per una visitazione di qualità, estremamente professionale e oltre 3mila prodotti esposti in fiera con 400 marchi di cui 175 esteri da 22 paesi. In calendario si sono visti anche convegni e workshop sulle nuove dinamiche della nautica e dei compositi (come la Seatec Academy per la formazione rivolta agli addetti ai lavori o la Cross-Sector Innovation area), e l’assegnazione di alcuni premi, tra cui quello all’imprenditore nautico dell’anno riservato agli imprenditori nautici che hanno contribuito in modo significativo alla crescita dell’economia del settore.
Mi ha particolarmente colpito qui l’interessante mix merceologico delle trenta nuove aziende presenti alla fiera (provenienti da: Australia, Repubblica Ceca, Croazia, Francia, Gran Bretagna, Italia e Monaco) che spaziava, ad esempio, dall’arredamento navale e l’allestimento di bordo, alle apparecchiature elettroniche ed alla misurazione e modellazione in 3D. Considerando, poi, la crescita di questo innovativo settore tecnologico, che nel 2016 vedeva quasi 500 mila stampanti vendute nel mondo con previsioni che ci dicono che già nel 2019 salirà a circa 5 milioni, proprio la stampa 3D, riprendendo le parole di uno degli organizzatori della fiera, “sta guidando una rivoluzione attraverso molti settori industriali e una vasta gamma di applicazioni, includendo mercati che fino a pochi anni fa non sarebbero stati nemmeno considerati appropriati”. Dalle prime stampe plastiche realizzate con prodotti nati a partire dall’amido di mais, oggi si stampa anche in filo di vetro e resina. Una rivoluzione per cominciare a produrre dettagli di barche oggi e scafi realizzati totalmente in 3D domani. Oltre al tema della stampa 3D si è parlato, poi, anche dell’uso delle fibre naturali nel settore dei materiali compositi, dei motori a propulsione elettrica, della nuova frontiera del controllo a bordo con la presentazione del ‘Web-Yacht Internet of boats’, sorta di guardiano virtuale sulla barca, e ancora di sistemi di allarmi antincendio, antifurto e anti allagamento di ultima generazione.
Tecnologia e nautica continuano così a essere protagonisti della fieristica della costa versiliese e apuana, senza mai dimenticare di mettere l’accento sull’eccellenza dei prodotti e sull’innovazione tecnologica al fine di garantire sicurezza e comfort. La costruzione di una Fiera risulta sempre lunga e complessa, anche dietro tre giorni di manifestazione c’è sempre, infatti, un grande lavoro portato avanti tutto l’anno da diversi team in sinergia tra loro per ricreare un momento unico di aggiornamento tecnico di alto livello per il settore.
Dai primi esperimenti di inizio decennio degli anni duemila ad oggi diversi brand stanno sperimentando imbarcazioni con motorizzazioni diesel elettrico o full electric, con la possibilità, come nelle auto ibride, di separare i vari componenti e connetterli tra loro attraverso differenti configurazioni in grado di ridistribuire gli apparati all’interno dell’imbarcazione con nuove ed inattese disposizioni. A tal riguardo è stata, a mio avviso, particolarmente interessante la presentazione di uno studio su un motore elettrico innovativo dalla caratteristica principale di essere lineare e non cilindrico, che i curatori del progetto affermano “potrebbe rivoluzionare tutte le unità propulsive a bordo di navi e yacht” se utilizzato in fase di progettazione per adattarsi specificatamente alla geometria dei vani di installazione selezionandone opportunamente altezza, profondità e lunghezza. La nuova tipologia renderebbe, infatti, il motore adatto ad essere collocato in ambienti di bordo dove non è oggi possibile alloggiare un motore elettrico cilindrico convenzionale. Fermo restando che il motore potrebbe essere utilizzato sia per gestire carichi a bassa velocità e coppia elevata come verricelli, pinne stabilizzatrici, timoni, eliche di prua, sia come motore di propulsione grazie alla sua struttura lineare con due alberi rotanti.
Ci tengo a ricordare che il 2017 è stato l’anno di rilancio della cantieristica italiana nel mondo con un fatturato dei cantieri cresciuto del 19%, arrivando a toccare i 2 miliardi di euro di nuove barche, che ha confermato l’Italia al top nel mondo per la produzione di superyacht (barche lunghe oltre 30 metri), soprattutto a motore. Proprio la produzione di grandi yacht è nel nostro paese per oltre il 90% destinata all’export (1.588 ne sono stati già prodotti e 175 sono attualmente in produzione), con numeri che confermano così che il 31,6% della flotta mondiale è oggi Made in Italy, quota che salirebbe ad un ottimo 41,3% se si considerano anche gli yacht ancora in costruzione nei nostri cantieri. Questo genere di beni è proprio quello che, più di altri , nella produzione cantieristica italiana finisce per essere acquistato nei posti dove la combinazione di ricchezza, fisco e navigabilità è più vantaggiosa. Con questi numeri la crisi post-2008 sembra così ormai alle spalle, la nautica italiana si presenta infatti in piena salute su tutti i fronti: produzione, export, mercato domestico, leasing.