Secondo quanto reso noto dall’agenzia Nova, sedici persone saranno processate in relazione alla strage del 6 gennaio scorso nella regione di Casamance, che ha provocato la morte di 14 persone. Lo riferiscono fonti del governo citate dalla stampa locale. Ieri il presidente senegalese Macky Sall ha chiesto al governo di sospendere, fino a nuove disposizioni, le autorizzazioni per il taglio del legname nella regione e ad accelerare le indagini per consegnare alla giustizia gli autori della strage.
Ventidue persone sono state arrestate, finora, nell’ambito dell’indagine sull’attacco del 6 gennaio. Gli arresti, come reso noto in un comunicato della gendarmeria diffuso all’inizio di questa settimana, sono avvenuti nel villaggio di Toubacouta, nella regione di Ziguinchor. Tra i fermati figurano quattro membri di un comitato locale di sorveglianza delle foreste, già arrestati lo scorso ottobre e poi rilasciati a seguito di uno scontro con alcuni boscaioli.
La scorsa settimana il Movimento delle forze democratiche della Casamance (Mfdc), gruppo ribelle secessionista attivo nel sud del Senegal, ha condannato l’aggressione. In una nota rilasciata lo scorso 8 gennaio e ripresa dalla stampa internazionale, il gruppo ha attribuito la responsabilità della strage a una faida legata al traffico illegale di legno di teak. Quanto accaduto, si legge nella dichiarazione, mina gli sforzi per ripristinare la pace nella regione. L’Mfdc ha quindi invitato le autorità di Dakar a concentrare le loro indagini sui militari locali e i funzionari governativi “che sono a capo di una vasta rete di disboscamento e di vendita illegale di teak”. Secondo testimoni citati dalla stampa locale, l’aggressione è stata condotta da una ventina di uomini armati. Il ministro dell’Interno senegalese Aly Ngouille Ndiaye ha promesso una caccia “dura e senza tregua” agli autori della strage.