La Shanghai Cooperation Organization – SCO – dovrebbe segnare l’inizio di un multilateralismo alternativo che potrebbe unire gli sforzi di Cina e Russia, soprattutto oggi, nel controverso panorama afghano. Gli interventi al summit di Dushanbe di Vladimir Putin e di Xi Jinping sembrano protendere verso questa direzione. La crisi afghana sta creando una convergenza d’interessi nell’area, specie dal punto di vista della sicurezza, e la necessita’ di coordinare gli sforzi per evitare che Kabul possa diventare una fonte d’instabilita’ nella regione o proiettare un ritorno dell’islamismo radicale nell’Asia Centrale.
Alexander Gabuev, osservatore e analista internazionale la pensa diversamente e all’Ansa ha detto: “La SCO e’ un “guscio vuoto”, nonostante la propaganda del Cremlino prometta il contrario. La Russia e la Cina hanno in corso un dialogo molto serrato sul dossier afghano e la SCO resta una piattaforma troppo debole per avere un impatto significativo. Alla fine il grosso, se ci sara’, prendera’ la via dei meccanismi bilaterali, sia sull’asse russo-cinese che su quello verso i i paesi dell’Asia Centrale”.
La SCO, nata nel 2001, con sede a Pechino, ha riunito allo stesso tavolo Russia, Cina e le ex repubbliche sovietiche con lo scopo di mitigare possibili rischi e instabilità dell’area. La Cina poi ha cercato darle maggiore rilevanza proponendo una banca per gli investimenti nell’area, proposta all’epoca osteggiata da Mosca perché sapeva di non poter competere con la forza dell’economia cinese. La Russia, da parte sua, ha spinto invece per allargare sempre di piu’ l’organizzazione, favorendo l’ingresso di India e Pakistan e ora anche dell’Iran. L’Afghanistan oggi è solo osservatore e nessun rappresentante si è è seduto ai lavori di Dushanbe poiche’ il nuovo governo dei talebani non e’ stato ancora riconosciuto.
La SCO ha bisogno di votazioni all’unanimità e questo è un limite dell’organizzazione dove prevalgono le decisioni unilaterali dei singoli Stati. Questa volta Xi Jinping ha deciso di non andare di persona al summit, a causa del Covid. “Poco dopo, guarda caso, anche Putin ha negato la presenza al summit perche’ doveva autoisolarsi data l’esplosione di casi di coronavirus nel suo entourage”, nota Gabuev. “A me pare che la scelta di Putin mostri due realta’: “la SCO non e’ poi cosi’ importante e se il leader cinese la diserta, allora il Cremlino deve replicare in modo analogo, per non dare l’idea di essere da meno”.