“Silurata”. Sospeso il ministro libico che ha incontrato in “segreto” a Roma l’omologo israeliano

di Antonio Adriano Giancane

Il primo ministro del governo di Tripoli, Abdelamid Dbeibah ha sospeso, a titolo precauzionale, la ministra degli Esteri Najla Al Mangoush e l’ha denunciata per avviare indagini amministrative a suo carico.

La sospensione a seguito dell'”incontro segreto” a Roma con il ministro degli Esteri israeliano Eli Cohen. L’incontro, secondo indiscrezioni di Repubbilca, avvenuto il 23 agosto scorso non sarebbe stato alla Farnesina, anche se il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani si è prodigato per il successo dell’iniziativa. C’e da ricordare che la Libia non ha relazioni diplomatiche con Israele dal lontano 1965. La Libia non riconosce Israele come Stato alla pari dei maggiori Paesi arabi. Però c’è un filo conduttore che legherebbe la Libia a Israele e si chiama Kalifa Haftar.

Haftar, agli inizi del 2022, aveva promesso di lanciare un processo di riconoscimento simile a quello effettuato da Emirati Arabi Uniti, Bahrain e Marocco nel 2021 con i cosiddetti Accordi di Abramo, sotto l’egida degli Stati Uniti. Come contropartia Haftar avrebbe avuto “assistenza militare e diplomatica” da parte di Israele.

Ma in Libia, come noto, non esiste solo Haftar che domina tutta la Cirenaica ma anche il governo Governo di unità nazionale (Gnu), guidato del primo ministro Abdul Hamid Dbeibah. Il governo di Tripoli è riconosciuto a livello internazionale e occupa il seggio della Libia alle Nazioni Unite e all’Unione africana, ma è meno unito di quanto sembri. Dbeibah è una figura politica che rappresenta un compromesso fra i poteri forti dell’ovest, che includono le milizie islamiste di Tripoli e Misurata e interessi economici legati a reti di clientelismo.

L’est del paese e vaste zone della Libia centrale sono appannaggio, invece, dell’autorità della Camera dei Rappresentanti, la legislatura unicamerale della Libia, che nel marzo 2022 ha creato un governo parallelo con Fathi Bashagha come primo ministro. In realtà, però, è il generale Khalifa Haftar a governare questi territori, ricchi di giacimenti di petrolio.

La storia romana è surreale, perchè non si riesce a dare una spiegazione plausibile al repentino dietrofront libico. Appare inverosimile che l’iniziativa del ministro libico non fosse stata coordinata con il governo di di Tripoli. Se così fosse saremmo di fronte alla più grande ingenuità “in solitaria” fatta in campo internazionale da un ministro degli esteri. Personalmente ritengo che, dietro l’avvicinamento tra i due alti rappresentanti, ci sia la manina silenziosa di Haftar che voleva segretamente riprendere i contatti con Tel Aviv, forte di una sua probabile influenza sul ministro degli esteri libico, Najla Al Mangoush che non a caso, benchè nata a Londra, ha svolto diversi anni come docente presso l’università di Bengasi, in Cirenaica, appunto. Certo è che il luogo, Roma, forse è stato sbagliato perchè prima o poi la notizia dell’incontro sarebbe uscita. In tutto questo l’Italia perchè si è prestata ad ospitare un incontro “non desiderato” dal governo di Tripoli? Da qui sorgono i dubbi che Tripoli sapeva e che di fronte alla rivelazione dell’incontro si è tirata indietro per non gettare ulteriore benzina sugli scontri che si sono registrati nella capitale dinanzi al ministero degli esteri e ad altre sedi internazionali. Per motivi di sicurezza l’ex ministro degli esteri Mangoush è stata portata in Turchia.

Anche perchè di solito incontri di questo livello in un Paese straniero, l’Italia appunto, avvengono con la collaborazione delle ambasciate dei rispettivi paesi interessati che insistono su Roma. Non potevano non sapere gli ambasciatori di Israele e Libia in Italia dell’importante incontro seppur “segreto” e lasciato fuori dai riflettori dei media. Se, invece, tutto è stato fatto in gran segreto, tenendo allo scuro anche le rispettive ambasciate la storia è diversa e andrebbe approfondita.

Al netto delle varie congetture il ministro israliano “Cohen, in un comunicato, ha sottolineato l’importanza di questo passo senza precedenti, definendolo il primo passo nelle relazioni tra Israele e Libia. Le dimensioni e la posizione strategica della Libia conferiscono ai legami con essa un’enorme importanza e un enorme potenziale per lo Stato di Israele”. “Stiamo lavorando con una serie di Paesi in Medio Oriente, Africa e Asia con l’obiettivo di allargare il cerchio della pace e della normalizzazione di Israele”. Ha aggiunto.

Il The Libya Observer ha scritto che le discussioni di Cohen con Al-Mangoush hanno incluso l’esplorazione di possibilità di benefici reciproci e la conservazione del patrimonio dell’ebraismo libico, che comprende il restauro di sinagoghe e cimiteri ebraici in Libia. La conversazione tra i ministri ha anche approfondito i legami storici che legano Israele e la Libia e l’interesse condiviso per la cooperazione, compresi i potenziali settori delle iniziative umanitarie, dell’agricoltura e della gestione delle acque.

La decisione del premier libico Abdul Hamid Dbeibah di allontanare il ministro degli esteri – riferisce il sito di Alwasat – prevede la formazione di una commissione investigativa presieduta dal ministro della Giustizia e la partecipazione del ministro degli Enti Locali e del direttore del Dipartimento Affari Legali e Reclami del Gabinetto.

Avrà il compito di indagare su Mangoush e fornire un rapporto a Dbeibah entro massimo tre giorni. Il ministro della Gioventù Fathallah Abdullatif al-Zini sarà temporaneamente incaricato di dirigere il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.

Nel frattempo le gente è scesa per strada a Tripoli chiedendo le dimissioni della ministra. Gruppi di persone si sono radunate, in protesta, anche intorno alle ambasciate dei paesi stranieri presenti a Tripoli.

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