Il problema del decreto sicurezza e della sua applicazione sui territori ha scatenato l’ira dei sindaci di Milano, Napoli, Palermo, Cagliari, Sassari, Nuoro, Bari e Pesaro, circa una trentina in tutt’Italia. La richiesta è quella di partecipare attivamente a nuove modifiche del provvedimento per attagliarla il più possibile alle esigenze reali dei comuni. Dal canto suo Matteo Salvini non ne vuole proprio sapere poiché il provvedimento ha fatto già tutto l’iter parlamentare, con tutte le limature del caso ed è già stato firmato dal Capo dello Stato: “Lo abbiamo già discusso, limato per tre mesi e migliorato“.
Matteo Salvini e Luigi Di Maio sono convinti, scrive Il Messaggero, che l’iniziativa del sindaco di Palermo Leoluca Orlando contro il decreto sicurezza sia stato un piano orchestrato dalla sinistra per avere un argomento “rumoroso” in vista delle prossime europee di fine maggio.
Luigi Di Maio, il leader del M5S, ha appoggiato la linea del ministro dell’interno Matteo Salvini accusando i sindaci “disobbedienti” di pensare “solo alla campagna elettorale”. Di Maio va poi giù pesante contro i sindaci: “Per sentirsi un po’ di sinistra -fanno un po’ di rumore. Ma se vuoi sentirti di sinistra metti mano ai diritti sociali di questo Paese, quelli che la sinistra ha distrutto in questi anni. Pensate come stanno messi male“.
Luigi Di Maio nonostante i mal di pancia delle fronde interne al movimento non può far altro che appoggiare Matteo Salvini, in materia di sicurezza, poiché sa che è un argomento molto sentito dagli italiani, specialmente al sud.
Salvini contro i sindaci disobbedienti: “Amici dei clandestini, traditori degli italiani, incapaci ad amministrare le loro città e quindi la buttano in caciara. Dovranno risponderne ai loro elettori, ai loro concittadini che gli pagano lo stipendio”. Salvini consiglia di dimettersi se non intendono applicare una legge approvata dal Parlamento e firmata dal capo dello Stato: “Dimettetevi! Ragazzi siamo in democrazia e governano gli italiani. A quei poveretti di sindaci dico che è finita la pacchia. Se pensano di intimidirmi, dico che hanno trovato il ministro e il governo sbagliato, non mollo di un millimetro“.
Antonio Decaro, presidente dell’Anci chiede un incontro con il governo per discutere delle ricadute della legge Salvini sui territori, sulle difficoltà di gestire alcuni aspetti del provvedimento. E a Salvini che ricorda agli amministratori oppositori della «pacchia è finita», Decaro chiede di abbassare i toni e convocare l’Anci per correggere la normativa. Sempre De Caro, in risposta a Matteo Salvini: “Se poi il ministro ritiene che il mestiere di sindaco sia una pacchia siamo pronti a restituirgli, insieme alla fascia tricolore, tutti i problemi che quotidianamente siamo chiamati ad affrontare“.
La risposta alla polemica del premier Giuseppe Conte: “Il nostro ordinamento giuridico non attribuisce loro il potere di operare un sindacato di costituzionalità delle leggi: disapplicare una legge che non piace equivale a violarla, con tutte le conseguenti responsabilità“. Tuttavia fonti di Palazzo Chigi dicono che il premier Conte incontrerà i sindaci cosiddetti disobbedienti per cercare di mediare su un possibile compromesso.
Sono una trentina di primi cittadini che chiedono a Decaro di convocare gli organi dell’associazione per evitare che l’Anci venga strumentalizzata. Che l’invito a discutere sia finto lo dimostra la bordata di Stefano Candiani, sottosegretario leghista all’Interno, che intima a Decaro di rappresentare tutti i sindaci, «non solo quelli di certa sinistra e del Pd ostili per partito preso al governo del cambiamento», oppure di dimettersi.