Secondo quanto riportato da “Wall Street Journal”, l’amministrazione Trump sta cercando di riunire una forza militare araba che sostituisca il contingente americano in Siria e aiuti stabilizzare il nord est del paese dopo la sconfitta dello Stato Islamico. Per questo motivo John Bolton, nuovo consigliere per la sicurezza nazionale, avrebbe già contattato Abbas Kamel, capo facente funzioni dell’intelligence egiziana
L’iniziativa va di pari passo con lo lo sforzo per spingere Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi Uniti a versare miliardi di dollari per contribuire nella ricostruzione. Il presidente americano Donald Trump ha accennato a questo progetto nel discorso pronunciato in occasione dell’annuncio del raid aereo dei giorni scorsi. “Abbiamo chiesto ai nostri partner di assumersi maggiori responsabilità per mettere in sicurezza la loro regione, compreso un contributo finanziario più ampio”.
Secondo quanto scritto nel quotidiano pero, il piano presenta tuttavia molte incognite, mentre nella Siria orientale rimangono ancora fra i 5 e i 12mila combattenti dello Stato Islamico. Oltre all’imprevedibilità degli sviluppi sul terreno, va ricordato che Arabia Saudita ed Emirati Uniti sono già coinvolti nella guerra in Yemen. L’Egitto, il cui esercito è impegnato contro gli jihadisti del Sinai e nel controllo del confine con la Libia, è tradizionalmente restio ad intervenire all’estero e non si è schierato nel conflitto siriano, prendendo in alcune occasioni le parti del regime di Damasco.
Non è chiaro inoltre se gli Stati Uniti vogliano un ritiro totale o sarebbero disposti a mantenere una copertura aerea, come accade per combattenti curdi e arabi attualmente protetti dall’aviazione Usa. Erik Prince, il fondatore della Blackwater che ha aiutato Somalia e ed Emirati a costituire forze private di sicurezza, ha detto ieri di essere stato contattato informalmente da alcuni funzionari arabi sulla costituzione di una forza in Siria. Ma per ora Prince è intenzionato a capire meglio cosa vuol fare Trump.