Siria post-Assad: il nuovo corso tra speranze, sfide e il ruolo di Ahmed al-Shara

di Antonio Adriano Giancane

La caduta del regime di Bashar al-Assad segna una svolta epocale nella storia della Siria, aprendo la strada a scenari che potrebbero trasformare radicalmente non solo il paese, ma anche l’intero Medio Oriente. Dopo decenni di dominio autoritario, la Siria si trova ora di fronte a un bivio: le possibilità di stabilizzazione si intrecciano con minacce concrete di nuovi conflitti e instabilità, mentre un nuovo leader si affaccia sulla scena politica.

Ahmed al-Shara, conosciuto anche come Abu Mohammed al-Jolani, leader di Hayat Tahrir al-Sham (HTS), si presenta come la figura emergente di questa fase transitoria. Al-Shara ha promesso che la Siria non verrà utilizzata come base per attacchi contro Israele o altri Stati, invitando allo stesso tempo l’Occidente a revocare le sanzioni imposte durante il governo Assad. In una dichiarazione ai media internazionali, ha sottolineato che l’attuale giustificazione israeliana per gli attacchi aerei, basata sulla presenza di Hezbollah e delle milizie iraniane, è ormai superata e ha richiesto il ritiro israeliano dalle zone occupate. “Il popolo siriano ha bisogno di una pausa, gli attacchi devono finire,” ha affermato, ribadendo la priorità di stabilizzare il paese e ricostruirlo.

Questa nuova leadership, tuttavia, non è priva di ombre. Nonostante il tentativo di distanziarsi dal passato estremista – al-Shara ha cercato di rassicurare le minoranze cristiane, druse e alawite promettendo amnistie selettive – il gruppo HTS è ancora designato come organizzazione terroristica da Stati Uniti, Regno Unito e altri Paesi. La questione della legge islamica, pur minimizzata da al-Shara, rimane una preoccupazione internazionale: “La Siria sarà naturale, rispetteremo le libertà personali ma considereremo le abitudini locali,” ha dichiarato.

Parallelamente, permangono dinamiche geopolitiche complesse. La Turchia, con il vuoto lasciato dal regime di Assad, punta a consolidare la propria influenza nel nord del paese, dove la presenza curda è significativa. Ankara potrebbe sostenere gruppi sunniti o lavorare per allineare la Siria ai propri interessi strategici, alterando gli equilibri di potere regionali. Questo interventismo turco potrebbe riscrivere le alleanze in Medio Oriente, rafforzando l’ambizione della Turchia di divenire un attore dominante.

Un’altra prospettiva chiave è la possibile cantonizzazione della Siria. La frammentazione etnica e religiosa – con curdi, sunniti, alawiti e cristiani – potrebbe spingere verso un sistema federale o confederale, dove ciascuna comunità avrebbe maggiore autonomia. Tale soluzione, pur offrendo un’opportunità per ridurre le tensioni, presenta rischi significativi: mal gestita, potrebbe innescare nuovi conflitti interni e compromettere l’integrità territoriale della Siria, un tema da sempre delicato.

Contestualmente, anche potenze storicamente coinvolte come Russia e Iran si trovano a dover ridefinire la propria posizione. La Russia, interessata a mantenere le sue basi militari strategiche sulla costa siriana, potrebbe negoziare per conservare il proprio ruolo nel Mediterraneo, magari in cambio di concessioni su altre crisi globali. L’Iran, invece, rischia di vedere drasticamente ridimensionata la propria influenza, con una nuova leadership siriana che potrebbe scegliere di allontanarsi da Teheran.

La situazione umanitaria resta una delle sfide più urgenti. Milioni di rifugiati siriani, costretti a lasciare il paese durante il conflitto, aspettano di tornare in condizioni di sicurezza. La ricostruzione richiederà sforzi monumentali: ingenti investimenti, cooperazione internazionale e superamento delle divisioni interne. Tuttavia, le sanzioni economiche e la persistente instabilità rischiano di rallentare il processo. In questo contesto, il nuovo governo siriano ha annunciato l’istituzione di comitati per pianificare una transizione graduale e una nuova costituzione, un percorso che al-Shara stesso ha definito “lungo e complesso”.

Sul fronte più inquietante, rimane la minaccia dei gruppi jihadisti. Organizzazioni come HTS, pur con un’immagine rivista, potrebbero cercare di consolidare il proprio controllo imponendo la Sharia su ampie porzioni del territorio. Questo scenario, paragonato a un “Afghanistan light”, comporterebbe gravi conseguenze per i diritti umani, la stabilità regionale e i flussi migratori verso l’Europa.

Quale sarà il destino della Siria e il suo ruolo nel contesto internazionale probabilmente saranno le posizioni che assumerà Hayat Tahrir al-Sham a definirlo. Presentandosi come un leader pragmatico, al-Shara ha delineato le sue priorità per stabilizzare il paese, ponendo fine ai conflitti con Israele e ad ogni utilizzo della Siria come base per attacchi esterni.

Parlando a Damasco, ha invitato Israele infatti a fermare gli attacchi aerei e a ritirarsi dai territori occupati, affermando che la precedente giustificazione israeliana – la presenza di Hezbollah e milizie iraniane – non è più valida.

Al-Shara ha assicurato che la Siria non sarà utilizzata come base per attacchi contro altri paesi e ha promesso stabilità e amnistie, con eccezioni per chi ha commesso crimini gravi sotto il regime di Assad. Ha rassicurato le minoranze religiose, come cristiani, drusi e alawiti, circa la loro sicurezza.

Pur riconoscendo la lunga transizione politica necessaria, ha sottolineato la priorità di riportare i rifugiati e ricostruire il Paese. Al-Shara ha minimizzato l’imposizione della legge islamica, parlando di una “Siria naturale” rispettosa delle libertà personali. Intanto, la Gran Bretagna ha avviato contatti con il nuovo governo provvisorio e stanziato 50 milioni di sterline in aiuti umanitari e per la messa in sicurezza delle armi chimiche.

Nonostante le promesse di dialogo e apertura del nuovo leader, la Siria post-Assad rimane un mosaico di possibilità e rischi. La comunità internazionale è chiamata a un impegno concreto per evitare che il paese sprofondi ulteriormente nel caos e per offrire al popolo siriano una possibilità di rinascita, mentre il futuro del paese si giocherà tra stabilizzazione, ricostruzione e il difficile equilibrio tra le diverse forze in campo.

Subscribe to our newsletter!

Siria post-Assad: il nuovo corso tra speranze, sfide e il ruolo di Ahmed al-Shara