Sono in una fase di stalle i negoziati avviati tra il governo di Damasco e un gruppo armato ribelle attivo nella città di Douma, la più importante sacca di resistenza rimasta nella regione del Ghouta orientale.
Lo riferisce Rami Abdel Rahman, direttore dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, secondo il quale “i negoziati stanno continuando ma sono ritardati dalle differenze all’interno del gruppo ribelle” Jaish al-Islam, che controlla la città di Douma.
Schiacciati da una pesante offensiva del regime, in corso sull’area da oltre 5 settimane, due gruppi ribelli, Ahrar al-Shaam e Faylaq al-Rahman, che controllavano una serie di territori della Ghouta orientale, hanno già raggiunto con Damasco accordi separati per l’evacuazione dei combattenti e delle loro famiglie verso la provincia nord occidentale di Idlib, che sfugge ancora al controllo del presidente Bashar al-Assad.
Il direttore dell’Osservatorio siriano per i diritti umani ha riferito che “I leader di Jaish al-Islam sono divisi, alcuni sono contrari a un accordo” che riguarderebbe non solo l’evacuazione ma mirerebbe ad un possibile “accordo di riconciliazione”, che garantirebbe al gruppo armato di continuare a controllare la città in cambio del disarmo, del dispiegamento della polizia russa e del ritorno delle istituzioni del regime senza però l’ingresso dell’esercito siriano nella città di Duma.
Ne prossimi giorni è previsto un nuovo incontro tra un comitato locale della città e alcuni rappresentanti russi e del regime di Damasco. Secondo i dati forniti dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, le forze di Damasco controllano oltre il 90% della regione del Ghouta orientale, dove dal 18 febbraio quasi 500 soldati governativi hanno perso la vita nell’offensiva del regime, insieme ad almeno 300 combattenti ribelli. Sempre secondo l’Osservatorio a questi numeri vanno aggiunti circa 1.600 civili rimasti uccisi nel corso dei combattimenti, tra cui oltre 300 bambini, e oltre 5.000 feriti.