Smettetela, ora serve Unità Nazionale, basta  con la campagna elettorale permanente

(di Massimiliano D’Elia) Intorno alle 18.00 il consueto bollettino di guerra letto dal rappresentante della Protezione. Centinaia i morti annunciati ogni giorno, abbiamo superato un  triste record mondiale.

Di fronte a questo scenario impietoso si susseguono nei vari programmi televisivi e sulle maggiori testate italiane le “supposizioni” degli esperti. Dalle più catastrofiche quando lo stesso Borrelli, su la Repubblica, parla di numeri da moltiplicare, probabilmente, per 10 a chi, invece, sostiene che dopo Pasqua si potranno tirare le somme delle misure restrittive imposte a colpi di decreti annunciati a “reti unificate” via social. Un virologo ha anche parlato di una sorta di immunità dei migranti in giro per l’Italia: avrebbero una sorta di protezione naturale o indotta da alcuni vaccini  che inoculiamo loro quando sbarcano in Italia, in molti pensano a quello per la “tubercolosi”. Sperimentazioni in tale direzione sono partite in Olanda, Germania e Australia perché è stato scoperto che il vaccino per la tubercolosi può rafforzare il sistema immunitario e quindi difenderebbe l’organismo dagli attacchi del Covid-19.

Il Governo italiano, ma tutta la politica italiana sembra stia su un altro pianeta, quello dei sogni. Dall’esterno dei palazzi, leggendo dai social l’umore dei cittadini, la sensazione è  che nessuno più si fidi  della classe dirigente nazionale, non solo quella politica. Si pensa che non siano in grado di gestire emergenze “vere”, quelle dove ci sono i morti, come in una guerra. Si, perché questa che stiamo vivendo è una guerra vera e propria, dove ogni giorno potrebbe essere l’ultimo per ognuno di noi. Di fronte a questa inesorabile spada di Damocle, nel nostro Paese e nella maggior parte di quelli occidentali si  parla ancora della tutela della “privacy” e se sia o meno valido il metodo Corea del Sud, dove ad oggi ci sono solo 88 deceduti e dove si circola tranquillamente per strada. In Corea del Sud si applicano test a tappeto, i risultati sono poi riportati su un’applicazione pubblica. Tutti i cittadini riescono a tracciare “real time”  i connazionali positivi al test e asintomatici, regolandosi di conseguenza, non trattando come appestati i poveri malcapitati: pongono maggiore attenzione, durante i movimenti, alla distanza di sicurezza e al corretto utilizzo dei Dpi. Un atteggiamento anni luce lontano dal nostro senso civico, oltre 100mila denunciati per il non rispetto delle regole. Il premier Conte ha dovuto varare ieri l’ennesimo decreto per alzare le multe fino a 3mila euro a chi contravviene alle regole.

Di fronte a questo scenario per certi versi surreale, la sensazione diffusa è che sembra di essere in una perenne campagna elettorale. E’ dovuto intervenire il Presidente della Repubblica per far incontrare maggioranza e opposizione e  ricordando l’eccidio delle Fosse Ardeatine, è tornato a dire: “Per rinascere ci è richiesta la stessa unità del dopoguerra”. Al riguardo Augusto Minzolini su il Giornale ne parla ampiamente, ricordando che per dar vita alla rinascita del dopoguerra, ci fu una maggioranza di unità nazionale che andò avanti per più di tre anni (dal 22 aprile del 1944, al 31 maggio del 1947) e diede vita a sette governi (dal secondo governo Badoglio al terzo governo De Gasperi). E dentro c’erano idee, anzi ideologie, contrapposte, al cui confronto le opinioni differenti tra europeisti e sovranisti fanno ridere: c’era De Gasperi che guardava a Washington e Togliatti a Stalin. Eppure insieme rimisero in piedi un Paese. E l’Italia stava male, peggio di oggi. Sicuramente, invece, stava meglio quando si fece un’esperienza simile con i governi di unità nazionale per fronteggiare il terrorismo (la lista dei ministri fu concordata tra Dc e Pci).

Ci vorrebbe davvero, probabilmente, quel “gabinetto di guerra” evocato da Matteo Salvini, citando quello istituito da Winston Churchill. Anche il leader di Italia Viva, Matteo Renzi  si è così confidato con i suoi: “Se ci fosse la volontà politica, visto che tutti i partiti dovrebbero fare un passo indietro, ci vorrebbero non più di tre giorni per dare vita ad un governo di tutti. Magari, potrebbe essere lo stesso Conte a crearne le condizioni. Ha spiegato ai suoi Matteo Renzi, che sarà pure antipatico, un po’ spaccone, ma dice le cose per quello che sono.Io, precisa Renzi, dei segnali li ho mandati. E ne manderò ancora quando parlerò al Senato. Che debbo fare di più?

Sarebbe il caso di mettere da parte i colori politici ed unirsi davvero, perché all’orizzonte, quando avremo sconfitto “la peste dei nostri giorni”, ci sarà il momento della resa dei conti a livello globale su una nuova emergenza, quella economica.

Smettetela, ora serve Unità Nazionale, basta con la campagna elettorale permanente