Sortilegi e rituali: Il Sabba, Parte II

(di Massimo Montinari) La caccia alle streghe si aprì ufficialmente nel 1327, con la Bolla “Super illius specula” di Papa Giovanni XXII – che conferì validità universale alla lotta alla stregoneriatramite l’inquisizione – ma divenne piùcruenta nel 1484, con Papa Innocenzo VIII, che fece redigere il Malleus maleficarum, il più autorevole manuale contro le streghe ad uso degli inquisitori. Che la stregoneria, o parte di essa, corrispondesse alla religione di Diana pare confermato da uno dei primi processi storici alle streghe in Italia, quello contro Sibillia Zanni, condannata al rogo il 26 maggio 1390, seguita due mesi dopo da Pierina de’ Bugatis, che confessò di aver partecipato al “gioco di Diana”. La stessa descriveva un corteo di streghe, stregoni e spiriti infernali, meglio conosciuto come “sabba”, in cui si celebravano riti orgiastici. La condanna venne eseguita a Milano, nel Broletto Nuovo. Entrambe le donne parlarono di adunate notturne (sabba) il giovedì, dirette da una “Signora del Gioco”, conosciuta come Dama d’Oriente (Diana o Erodiade), una sacerdotessa che mostrava piedi di capra, il busto e il volto di donna che vedeva il futuro e iniziava all’arte magica. La “Signora del Gioco” avrebbe avuto anche il potere di fare ritornare in vita gli animali. In pratica si sarebbe trattato di una “Diana-sciamana”. Nel “sabba” le riunioni si trasformavano in banchetti e qualche volta si faceva sesso collettivo.

Ma Milano vide la prima vittima della caccia alle streghe il 16 settembre del 1385 davanti a una grande folla con uno “stregone”, Gaspare Grassi da Valenza, che venne accusato di essere un “pubblico negromante,incantatore di demoni, uomo di eretica pravità e relapso nella abiurata eresia”.

Il sabba sarebbe stato un convegno di streghe in presenza del demonio durante il quale venivano compiute pratiche magiche, orge diaboliche e riti blasfemi. Oggi con il termine di sabba le moderne religioni della neostregoneria e del neopaganesimo indicano un giorno nel quale i loro credenti si riuniscono per celebrare i riti tradizionali in onore delle antiche divinità.

Il nome deriva dal termine ebraico Shabbat e denota i pregiudizi diffusi in Europa fin dall’Alto Medioevo nei confronti della religione mosaica (religione di Mosè), la quale veniva spesso accusata di consumare riti occulti e violenti. Il sabba era chiamato anche “sinagoga” e “vauderie”.

Il sabba si svolgerebbe principalmente nel giorno di sabato e, più precisamente, durante la notte tra sabato e domenica, ma non tutti i ricercatori si trovano concordi sui giorni tanto che oggi si può distinguere tra sabba “ordinari” (settimanali) e sabba “ecumenici” (trimestrali o quadrimestrali). Discusso è anche il numero dei partecipanti, cha varierebbe da una decina di streghe partecipanti ad alcune migliaia.

Martin Delrio, scrisse : …“Le streghe giungono al luogo prestabilito volando a cavallo di un animale, sopra un bastone, una panca, una pentola o una scopa; talvolta, come scrisse addirittura per mezzo di una forca. Prima del volo, le streghe sono solite ungersi con del grasso di bambino o con altri unguenti magici che consentono loro di librarsi in aria e di trasformarsi, all’occasione, in creature mostruose o animali”. Il teologo fiammingo riteneva inoltre che esistessero quattro maniere diverse per recarsi alla tregenda, ossia la pura e semplice immaginazione, il viaggio a piedi, il volo demoniaco e un quarto modo sconosciuto alle stesse streghe.

…“Giunte sul luogo della riunione, le streghe trovano il demonio ad attenderle, che loro salutano con l’osculum infame (bacio vergognoso) e a volte anche con un bacio sul piede sinistro o sui genitali, offrendogli candele nere e ombelichi di bambini. Il sabba si tiene di solito a un crocicchio, in un cimitero, sotto una forca, ma più frequentemente in posti assai remoti come la vetta di una montagna (il Tonale, il Blocksberg) o una radura (il Noce di Benevento); qualche volta le streghe si sono date raduno anche in un precipizio. Il diavolo è presente seduto su un trono di ebano ed ha quasi sempre fattezze mostruose, metà uomo metà capro, provvisto di corna, talora anche di artigli come quelli degli uccelli”.

…“Prima di iniziare la festa, satana accoglie le nuove adepte e fa loro praticare l’apostasia. Il rito comporta il rinnegamento della religione cristiana e il compimento di atti nefandi quali la parodia della messa, le bestemmie o il calpestamento di croci, ostie o altri oggetti sacri. Per dileggiare l’eucaristia alle streghe vengono dati dei pezzi di cuoio e bevande nauseabonde che vorrebbero imitare la comunione sotto le due specie. La cerimonia dell’apostasia prevede in qualche caso un giuramento di fedeltà al Demonio compiuto ponendo la mano su un misterioso libro pieno di ‘occulte scritture’. Segue poi il rito dell’adorazione: le streghe si mettono in ginocchio davanti a satana tenendo le mani tese dietro la schiena con le palme rivolte verso il basso. Un altro rito del sabba consta nell’apposizione di un marchio da parte di satana in persona sul corpo dei suoi adepti, una sorta di nuovo battesimo nella fede diabolica. Durante i processi per stregoneria tale marchio veniva pazientemente cercato dagli inquisitori e, in genere, veniva da loro individuato in una parte insensibile alle punture effettuate con degli spilloni sul corpo degli accusati….

…In seguito il Demonio dà il via all’orgia e i convitati si accoppiano tra di loro, senza distinzione di sesso e di parentela. Sempre secondo le fonti principali, nel corso di questi rapporti non si prova alcun piacere sessuale, il coito satanico sarebbe particolarmente cruento e devastante e il seme del demonio freddo come il ghiaccio”.

Però ci sono altre descrizioni dell’orgia satanica, ben diverse da quelle descritte nella prima versione; quella riportata dall’inquisitore francese Pierre de Lancre nel trattato Tableau de l’inconstance des mauvais anges et démons (1612) potrebbe essere quella più valida e corrispondente alla realtà. Il De Lancre fu un cacciatore di streghe nel Labourd, sui Pirenei francesi, e nel suo libro presentò due giovani streghe, Jeanne Dibasson e Marie de la Ralde, che descrissero il sabba come luogo di straordinari piaceri carnali.

Nel libro si riporta:..“Dopo l’orgia comincia il banchetto, caratterizzato dalla presenza di carne di bambini non battezzati, di carne d’impiccati oppure di vivande succulente, che però non sempre hanno sapore; i cibi ingeriti, tra l’altro, vengono magicamente rigenerati alla conclusione del pasto. Al banchetto fanno seguito la danza ed il canto accompagnati da una musica stridente e dal ritmo ossessivo. Il ballo procede descrivendo un cerchio e i partecipanti danzano schiena contro schiena, così da non potersi guardare in viso. Al termine del sabba (che avviene alla mezzanotte, o in ogni caso al canto del gallo) il diavolo distribuisce pozioni e polveri magiche e conferisce poteri soprannaturali ai partecipanti, in modo da consentire loro di compiere malefici quando torneranno alle loro dimore”.

Un’altra versione è quella di Jean Bodin (Angers, 1529 – Laon, 1596 filosofo e giurista francese) secondo il quale nel sabba, dopo un ultimo bacio blasfemo dato al demonio reggendo una candela accesa, questi prenderebbe fuoco e le sue ceneri verrebbero raccolte dalle streghe per utilizzarle nei loro malefici.

Ma nei secoli seguenti, in virtù del ruolo più o meno imperante della Chiesa Cattolica e dei vari movimenti liberisti, furono pubblicati diversi trattati con orientamenti differenti, come nel 1749 Girolamo Tartarotti pubblicò il trattato Del Congresso notturno delle Lammie, relegando al sabba la partecipazione delle classi sociali più povere e maggiormente suggestionabili. Nel 1862 lo storico Jules Michelet pubblicò La strega, un libro che ebbe una discreta diffusione e che consentì, anche se indirettamente alla riscoperta neopagana della stregoneria nel XX secolo.

Nei sabba di Michelet il popolo ritrovava quel senso di fratellanza che le ansie e le fatiche del giorno facevano dimenticare; coloro che vi prendevano parte mangiavano, danzavano, maledicevano gli ecclesiastici e i nobili, ripudiando Dio e rendendo omaggio al diavolo, presente alla cerimonia sotto forma di una statua di legno alla quale si consacrava una giovane donna.

Nel primo novecento, l’egittologa e antropologa Margaret Murray espose nel suo libro Le streghe nell’Europa occidentale una propria ipotesi, secondo la quale la stregoneria sarebbe stata l’antica religione pagana del continente europeo professata accanto al Cristianesimo almeno fino al XVII secolo. Ma la tesi di Margaret Murray, non essendo supportata da un metodo di ricerca storiografica accettabile, è stata respinta negli ultimi decenni dalla maggior parte degli studiosi dopo un esame più approfondito delle sue fonti. Questa tesi però venne supportata dallo storico Carlo Ginzburg (Torino, 15 aprile 1939 storico, saggista e accademico italiano). Secondo Ginzburg, le streghe che furono processate certamente non praticavano i riti di un’antica religione; tuttavia, nelle loro deposizioni sarebbe rintracciabile, oltre al nucleo di idee magico-diaboliche suggerite loro dagli inquisitori, un residuo di conoscenze mitologiche risalente a epoche lontane entro cui il sabba si configurerebbe come un rituale sciamanico.

Le radici della stregoneria si ritrovano nelle religioni pagane. Questo legame è stato evidenziato da Carlo Ginzburg nella sua indagine sui “benandanti” del Friuli XVI secolo che descrisse come guaritori accusati di stregoneria. Le credenze popolari locali attribuivano ai benandanti, nati “con la camicia”, cioè ancora avvolti nel sacco amniotico (considerato segno benaugurante) il potere di combattere le streghe. Si riteneva che la “camicia” amniotica avesse il potere di proteggere dalle ferite, e la capacità di uscire dal corpo come spiriti per affrontare le streghe e le altre creature diaboliche che minacciavano la fertilità dei campi.

I benandanti combattevano armati di rami di finocchio contro streghe e stregoni armati, invece, di canne di sorgo. Se i benandanti vincevano, il raccolto sarebbe stato propizio, altrimenti sarebbe stato misero.

Le credenze nei benandanti si suddividevano in un filone “agrario” (battaglie estatiche per la fertilità dei campi, in genere riservate ai benandanti uomini), in un filone “funebre” (benandanti che svolgevano processioni notturne e parlavano con i morti; in quest’attività erano coinvolte perlopiù benandanti donne) ed un filone “terapeutico” (benandanti che curavano malattie e ferite, praticando una magia positiva e benefica in opposizione alla magia diabolica distruttiva delle streghe). Erano membri di congreghe che proteggevano villaggi e campi dalle streghe. Ma furono comunque perseguitati dall’Inquisizione, per i loro riti che richiamavano le pratiche degli sciamani: andavano in trance e raccontavano di lasciare il loro corpo per trasformarsi in animali e partecipare a una battaglia contro streghe e stregoni, intesi come forze del male. Molti dei loro riferimenti erano cristiani: un esempio di sincretismo religioso, cioè di mescolanza fra le pratiche pagane e il cristianesimo.

Sortilegi e rituali: Il Sabba, Parte II

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