Sembra un serpente galattico, il sinuoso getto di plasma ed energia che esce fuori da un buco nero nel cuore di una galassia distante 8 miliardi di anni luce: proprio la sua particolare struttura, elicoidale e disomogenea, sarebbe all’origine della straordinaria luminosita’ registrata a fine 2016 con un picco record che ha lasciato a bocca aperta gli astrofisici di mezzo mondo. A suggerirlo e’ uno studio pubblicato su Nature dalla collaborazione internazionale Whole Earth Blazar Telescope, presieduta da Massimo Villata dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf). “Il getto e’ stato osservato da piu’ di 40 telescopi in una trentina di osservatori sparsi nell’emisfero nord della Terra, tra cui diversi gestiti dall’Italia”, spiega Claudia M. Raiteri, prima autrice dello studio e ricercatrice presso l’Inaf di Torino. “I dati raccolti in diverse frequenze dello spettro, nell’ottico, radio e vicino infrarosso, ci hanno portato ad elaborare una spiegazione alternativa per la variazione di luminosita’ di questo genere di nuclei galattici attivi chiamati blazar. Di solito si attribuisce questa variabilita’ a qualcosa che accade dentro al getto, mentre noi – precisa Raiteri – pensiamo che dipenda dalla sua particolare struttura serpeggiante. La nostra interpretazione e’ che il getto sia curvo e disomogeneo, cioe’ che emetta radiazione con frequenze diverse da regioni diverse, e che queste regioni cambino orientamento nel tempo. Quando l’emissione elettromagnetica si allinea meglio con noi avvicinandosi alla linea di vista, ci appare molto piu’ luminosa di quanto non sia in realta’”. L’ipotesi del ‘serpente’ galattico sembra essere supportata sia da i numeri che dalle osservazioni. “Le simulazioni in 3D, realizzate in particolare all’Osservatorio Astrofisico di Torino dell’Inaf, mostrano l’insorgere di instabilita’ nel getto, che lo distorcono. D’altra parte – continua Raiteri – l’analisi di immagini ottenute con interferometria radio rivelano che sulle scale di qualche anno luce il getto sembra elicoidale e vorticoso”.