La Milano fashion week riflette su ciò che ci circonda
di Martina Maria Bafile
In un mondo dove la tecnologia avanza al secondo, andando a sostituire sempre più ruoli normalmente attribuiti dall’essere umano, non sarebbe scorretto dire che il mondo sembra essersi avviato in un vero e proprio processo di “deumanizzazione”.
La moda, che da sempre funge da specchio della società, ha scelto anche per la Spring-Summer 2025 di riflettere sulla direzione che stiamo prendendo, raccontando del clima di comune “paura” o forse, per rimanere in toni positivi, di “desiderio” di abbandonare il virtuale per provare a ristabilire una connessione col reale.
La Milano Fashion week è stata quindi un via libera all’umano, al mondo, alle connessioni e un addio al superfluo.
Inizia con Fendi, che sceglie linee dritte e motivi dai tratti etnici. Le modelle sfilano al naturale in linee che ricordano qualcosa di primitivo con colori sabbiosi, trasparenze e delicate applicazioni floreali.
Continua poi con Max Mara, che per chi già conosce il sapore della Maison non poteva che aspettarsi una ventata di pulito ordine. La perfezione del corpo umano viene raccontata con semplicità da linee geometriche, toni del bianco, terra, cammello, nero. Massimo azzardo? Vertiginosi e liberatori spacchi frontali.
Perfino Moschino, eccentrica icona dell’ “anti fashion”, si sofferma a riflettere e si spoglia dei suoi amati balocchi. Modelle appaiono in candide vesti drappeggiate e destrutturate che, simili a muse greche, volteggiano incontaminate. Impossibile poi non menzionare l’abito con la scritta “tubino or not tubino”, un simbolo che conferma uno stato tra l’ironico e l’esistenziale.
Prada sceglie invece di lasciare un piede del mondo virtuale. Sfilano volti puliti, linee audaci che lasciano il corpo libero alternate a capi sgargianti più bon ton che invece ricordano un lontano Mod anni 60’. Non si possono non notare però accessori metallici che trasformano le modelle in degli ibridi uomo-macchina. Appaiono gonne argento, ganci e anelli meccanici che decorano interi abiti. Sul viso, occhiali extra large dalle lenti aliene o visiere che circondano l’intero campo visivo, ricordando il mondo dei visori per la realtà virtuale.
La riflessione si conclude poi con Roberto Cavalli, che libera un insieme di stampe dai colori saturi dei tramonti tropicali e delle onde del mare. Gli accessori prendono la forma di delfini, reti di corda color sabbia diventano indossabili, abiti lunghi sono coperti di brillanti sfumature di azzurro, come per gridare un’ode all’estate e raccontare l’immaginario ideale della bella stagione.
Un inno insomma al mondo e a ciò che ci è attorno. Se circondarci di realtà fisica o virtuale, la moda ci ricorda che per ora siamo ancora noi a sceglierlo.
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