Stanziati i soldi per la mancia elettorale ai dipendenti pubblici, dopo 8 anni

Poche le novità per le Forze Armate nella Legge di Bilancio 2018: la più importante riguarda il rinnovo del contratto che finalmente potrà essere completato. Se la manovra finanziaria 2017 è stata utile per procedere con il riordino delle carriere delle Forze Armate, quella del 2018 è fondamentale ai fini del rinnovo del contratto. Nella Legge di Bilancio del 2018 presentata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, infatti, sono presenti le risorse aggiuntive necessarie per procedere con il rinnovo del contratto del pubblico impiego, bloccato dal lontano 2006. Una novità che inevitabilmente coinvolgerà anche le Forze Armate le quali, dopo i vantaggi (pochissimi in verita’) economici introdotti dal riordino, potranno beneficiare di un nuovo aumento dello stipendio.

In realtà le risorse per il rinnovo del contratto erano già state stanziate con la manovra finanziaria dello scorso anno, tuttavia nell’ambito delle trattative ci si è resi conto che non erano abbastanza per garantire l’aumento di stipendio promesso dal Ministro della Funzione Pubblica.

Le risorse aggiuntive quindi ci sono e per questo non sembrano esserci più dubbi: il rinnovo del contratto si farà nel 2018. Un ritardo di oltre 8 anni, nonostante nel frattempo la Corte Costituzionale abbia definito il blocco del contratto come anticostituzionale.

Tuttavia i presupposti con i quali si procederà con il rinnovo contrattuale non sono dei migliori: Forze Armate e dipendenti pubblici, infatti, non sono soddisfatti delle cifre che circolano in questi giorni, né tanto meno per i criteri con i quali saranno assegnati gli aumenti sullo stipendio.

Per fare chiarezza vediamo quali sono le cifre messe a disposizione dalla Legge di Bilancio 2018 e in che modo saranno utilizzate per il rinnovo contrattuale dei dipendenti delle Forze Armate, di Polizia e della Pubblica Amministrazione.

1,9 miliardi per il rinnovo del contratto

Grazie alla manovra finanziaria del 2017 quest’anno il Governo aveva a disposizione 1,5 miliardi di euro per rinnovare il contratto del pubblico impiego. Cifra che alla fine si è rivelata insufficiente per soddisfare le richieste dei dipendenti pubblici i quali pretendono – giustamente – un aumento di stipendio sostanziale, che possa rimborsarli degli anni di blocco contrattuale.

Per questo motivo con la Legge di Bilancio 2018 sono stati stanziati ulteriori 1,9 miliardi, più 200 milioni di euro che serviranno per sterilizzare il Bonus Renzi da 80 euro dagli effetti dell’aumento di stipendio.

In linea generale il Governo dovrebbe avere a disposizione circa 5 miliardi di euro, da ripartire tra più di 3,5 milioni di dipendenti pubblici.

C’è ancora confusione sull’aumento di stipendio

Come noto le risorse a disposizione saranno utilizzate per aumentare lo stipendio dei dipendenti della pubblica amministrazione, per una cifra media di 85 euro lordi. Non sappiamo però quanto spetterà ad ogni singolo dipendente, poiché sull’aumento influiranno diversi parametri.

Come prima cosa verrà data la precedenza a chi ha un reddito più basso, mentre una parte di aumento sarà legata al merito. Non ci saranno più aumenti in base agli scatti di anzianità quindi, poiché i dipendenti della Pubblica Amministrazione e delle Forze Armate dovranno meritarseli.

I parametri con i quali verranno calcolati gli aumenti stipendiali per ogni singolo dipendente non sono ancora noti e saranno decisi in sede di contrattazione.

Questa condizione comunque non soddisfa né le Forze Armate né gli altri dipendenti del pubblico impiego dal momento che ci saranno casi dove l’aumento di stipendio non supererà i 15 euro netti mensili.

È questo il risarcimento per 8 anni di contratto bloccato? Perché non si tiene conto della crescita dell’inflazione? Domande lecite, ma dal Governo ritengono che sia stato fatto tutto il possibile per mantenere le promesse fatte in passato.

di Simone Micocci

fonte Money.it

il titolo e’ di PRP Channel

 

 

 

Stanziati i soldi per la mancia elettorale ai dipendenti pubblici, dopo 8 anni