(di Andrea Pinto) Gli Stati Uniti stanno sempre più guardando all’Africa dopo decenni di disinteresse. Joe Biden, di recente, anche a seguito delle conclamate mire espansionistiche cinesi e russe, ha deciso di concentrare ogni sforzo diplomatico per riportare la lancetta dell’influenza regionale dalla parte americana.
Dall’inizio del secolo la Cina, infatti, è passata da attore marginale a principale investitore e partner commerciale per molti paesi, dall’Angola all’Etiopia. Gran parte delle infrastrutture sorte in tutto il continente sono state costruite da società cinesi. Al netto delle industrie estrattive, le aziende americane sono state più lente nel leggere nuove opportunità commerciali rispetto a quelle dei paesi emergenti come Turchia ed India.
Nel recente passato la Russia ha attuato una politica diversa inviando i mercenari della Wagner in Mali e nella Repubblica Centrafricana per sostenere dittature locali in cambio di privilegi nell’estrazione delle miniere d’oro e dei diamanti. Di fondo c’è però anche l’interesse russo ad accrescere la propria influenza regionale per destabilizzare l’Occidente aprendo e chiudento i rubinetti dei flussi migratori.
A lanciare l’allarme alla diplomazia americana è stata la reticenza degli stati africani (26 su 54) a votare con l’Occidente nel condannare l’invasione russa dell’Ucraina.
Washington ha organizzato, quindi, un vertice USA-Africa a dicembre prossimo e ha revocato la decisione dell’amministrazione Trump di ritirare le truppe statunitensi dalla Somalia e dal Sahel.
Il segretario di Stato americano, Antony Blinken è stato per ben due volte nel Continente Nero, ad agosto scorso ha attraversato la Repubblica Democratica del Congo e il Ruanda, lanciando ufficialmente in Sud Africa il rispristino delle relazioni.
Africa sempre più influente
Entro il 2050, una persona su quattro sulla Terra sarà africana, un terzo dei minerali necessari per la transizione verso l’energia sostenibile si trovano sotto il suolo africano. Gli africani, e non solo le loro élite, dovranno cercare di trarre vantaggio dal potenziale guadagno di queste immense risorse implementando i processi di trasformazione delle materie prime nel continente stesso a favore della creazione di molti posti di lavoro e migliorare così la qualità della vita dei suoi cittadini.
Nella foresta pluviale del bacino del Congo, gli stati dell’Africa centrale ospitano il secondo polmone più grande del mondo. Le capitali africane controllano un quarto dei voti delle Nazioni Unite. Un nigeriano è a capo dell’Organizzazione mondiale del commercio e un etiope è a capo dell’Organizzazione mondiale della sanità.
La nuova strategia americana
Il documento programmatico alla base del nuovo approccio americano definisce obiettivi strategici generali. Washington sosterrà società aperte alla democrazia, la ripresa economica dopo la tragedia della pandemia ed una moderna e sostenibile transizione energetica.
Tuttavia l’interesse degli Stati Uniti è in contrasto con quelli che chiamano i “ristretti interessi commerciali e geopolitici” della Cina e la visione russa dell’Africa come un terreno di gioco per le compagnie militari private.
Al momento il nuovo corso americano in Africa non ha, però, scaldato più di tanto i cuori dei capi di Stato e di Governo che, al momento, rimangono a guardare cercando di guadagnare da tutti gli attori in campo, non mostrando alcun interesse ad una visione più a lungo termine che possa portare il Continente ad invertire di 360° il suo destino a favore della crescita e prosperità a vantaggio della sua popolazione.
Le immense risorse africane
L’unica cosa certa in Africa sono le sue straordinarie risorse naturali che comprendono petrolio, oro, uranio, diamanti, terre rare e coltan, materiali molto utili per costruire prodotti ad alta tecnologia. Il coltan si nasconde nel nostro cellulare, nel nostro computer, ma anche nei materiali chirurgici, nelle cellule fotovoltaiche, nelle telecamere, negli air bag e nelle fibre ottiche. Tre quarti delle miniere mondiali d’oro si torvano in questo continente. Più della metà di manganese, cromite e cobalto vengono estratti in Africa così come un terzo dei fosfati ed uranio radioattivo, oltre alle grandi riserve di idrocarburi esistenti e a quelle ancora da esplorare.
In Africa le risorse naturali sono enormi e potrebbero costituire da sole una grande ricchezza per le nazioni africane con immensi benefici per tanti cittadini che lavorano duramente nelle miniere. In Congo uomini, donne e bambini lavorano senza sosta per estrarre dalle viscere della terra il coltan e il cobalto, necessari per costruire le batterie delle nostre auto elettriche.
L’80% di tali risorse estratte vengono poi esportate in altri continenti per ulteriori lavorazioni, disperdendo così nuove opportunità per favorire il lavoro domestico.