“Negare all’Ucraina la possibilità di usare queste armi contro obiettivi militari legittimi nel territorio russo rende loro difficile difendersi soprattutto ora che ci sono molti combattimenti in corso nella regione di Kharkiv”
di Aniello Fasano
Il Segretario dell’Alleanza Atlantica Jens Stoltenberg ha dichiarato che “l’Ucraina dovrebbe poter colpire bersagli in Russia anche con l’uso di armi donate dai Paesi della Nato”. Stoltenberg lo ha affermato in un’intervista rilasciata al settimanale britannico “The Economist”. Il Segretario ha aggiunto che “è arrivato il tempo per i Paesi membri della Nato di considerare se debbano revocare alcune delle restrizioni all’uso delle armi che hanno donato all’Ucraina”, invitando gli alleati che forniscono armi a considerare di togliere il divieto di usarle per colpire obiettivi militari in Russia.
Le affermazioni di Stoltenberg hanno generato forti reazioni sia tra i gli alleati sia nel mondo politico in generale.
Riguardo l’offensiva russa nella regione il Segretario Generale della Nato ritiene che questa non condurrà a uno sfondamento da parte di Mosca. Secondo Stoltenberg i russi “continueranno a fare avanzamenti marginali, per i quali sono disposti a pagare un caro prezzo e che la situazione resterà comunque molto delicata per Kiev”. Ha aggiunto, inoltre, che “l’Occidente, gli alleati europei, hanno promesso un milione di munizioni di artiglieria non ancora arrivate”.
C’è da dire che l’amministrazione statunitense nei giorni scorsi ha annunciato forniture di armi all’Ucraina per un ammontare di 275 milioni di dollari. Il pacchetto include pezzi di artiglieria e munizioni, ha spiegato il segretario di Stato Usa Antony Blinken. Munizioni per gli Himars; proiettili di artiglieria da 155 mm e 105 mm; missili teleguidati; Javelin e sistemi anti-carro At-4; munizioni aeree di precisione; armi leggere e munizioni aggiuntive per armi leggere e granate; munizioni da demolizione; mine anti-carro; veicoli tattici; giubbotti antiproiettile, equipaggiamenti di protezione chimica, biologica, radiologica e nucleare; pezzi di ricambio, manutenzione e altre attrezzature. Questo è il quinto pacchetto che Joe Biden ha autorizzato da quando ha firmato la legge per gli aiuti supplementari a Kiev.
A questa nuova fornitura il Cremlino ha prontamente reagito con le dichiarazioni dell’ambasciatore russo presso gli Stati Uniti, Anatoly Antonov: “iI livello di reazione isterica ai nostri successi al fronte a Washington sta crescendo esponenzialmente a passi da gigante. Politici e legislatori continuano a mettere alla prova la nostra pazienza. Ogni giorno sentiamo nuove proposte per espandere l’assistenza militare a Kiev” ha concluso l’ambasciatore. Antonov è sicuro che ciò sia dovuto ai successi in rapida crescita delle forze armate russe al fronte.
E sulla situazione sul campo, Stoltenberg spiega che “l’Ucraina ha subito diverse battute d’arresto” a “causa della mancanza di armi e munizioni, ma – ha detto – non è ancora troppo tardi perché l’Ucraina possa vincere”.
L’utilizzo di armi nucleari tattiche secondo la nuova dottrina militare russa
Secondo alcuni documenti militari russi visionati dal Financial Times le forze armate di Mosca non escludono l’utilizzo di armi nucleari tattiche in occasione di diversi scenari: come risposta ad un attacco da parte di una grande potenza ovvero quando si presenti un pericolo imminente per l’integrità del territorio russo.
Sarebbero ventinove i documenti militari segreti, redatti tra il 2008 e il 2014, che illustrano scenari di guerra simulati, ma anche istruzioni dettagliate per gli ufficiali della marina riguardanti l’utilizzo di armi nucleari in varie situazioni.
Non a caso lo scorso anno Putin aveva detto pubblicamente che la dottrina nucleare russa prevedeva due possibili soglie per l’uso di armi nucleari tattiche: la rappresaglia contro un primo attacco nucleare di un nemico, oppure il caso in cui “l’esistenza stessa della Russia fosse stata minacciata, anche solo attraverso armi convenzionali“. I casi previsti vanno dall’intrusione nel territorio russo a danni specifici, come la distruzione del 20% della flotta sottomarina strategica russa, del 30% dei suoi sottomarini d’attacco a propulsione nucleare, tre o più incrociatori, tre aeroporti o un colpo simultaneo sui centri di comando costieri principali e di riserva.
Le armi nucleari tattiche russe sono progettate per essere utilizzate in modo mirato sul campo di battaglia in Europa e in Asia, e possono essere trasportate tramite missili terrestri, marittimi o aerei. Nonostante siano considerate “tattiche”, queste armi possono comunque generare una quantità di energia devastante, superiore persino alle bombe atomiche utilizzate nella II Guerra Mondiale su Nagasaki e Hiroshima.
Le esecitazioni con armi nucleari tattiche
La Russia il 20 maggio scorso, non a caso, ha dato il via alla prima fase delle esercitazioni con prove pratiche sulla preparazione e l’uso di armi nucleari tattiche. Nell’ambito delle esercitazioni, le formazioni missilistiche del Distretto Militare Meridionale hanno messo a punto i preparativi per il lancio dei missili del sistema tattico-operativo Iskander. Il personale delle unità aeree delle forze aerospaziali russe ha equipaggiato gli aerei con le armi, tra cui i Kinzhal ipersonici.
Le esercitazioni sono state ordinate dal presidente Vladimir Putin “al fine di aumentare la prontezza delle forze nucleari tattiche a svolgere missioni di combattimento”.
Anche la Bielorussia ha partecipato alle esercitazioni nucleari. Mosca lo scorso anno ha dislocato armi nucleari tattiche sul territorio della Bielorussia per scopi difensivi.
Subscribe to our newsletter!