(di Massimiliano D’Elia) Ieri dalla Finlandia una decisione storica del presidente Sauli Niinistö e della premier Sanna Marin che sul parere di adesione alla Nato hanno scritto: “La Finlandia deve presentare domanda di adesione alla Nato senza indugio”. Domenica dopo il confronto parlamentare la decisione prenderà il previsto iter burocratico di adesione all’Alleanza.
Le due massime cariche nazionali hanno riferito che “ci è voluto del tempo per permettere al Parlamento e all’intera società di prendere posizione sulla questione. Ci è voluto tempo per i contatti internazionali con la Nato e i suoi Paesi membri, nonché con la Svezia. Abbiamo voluto riservare alla discussione lo spazio necessario“.
A seguire anche la Svezia potrebbe seguire la Finlandia. Il ministro degli esteri svedese ha commentato le dichiarazioni di Niinistö e Marin “un messaggio importante e che la Finlandia, partner più vicino alla Svezia in termini di sicurezza e difesa potrebbe seguire”.
Immediata la risposta di Mosca: “Per noi si tratta di una minaccia”, ha detto il portavoce del Cremlino, Peskov, aggiungendo che “Mosca adotterà le necessarie misure per garantire la propria sicurezza”. La minaccia sull’utilizzo delle armi nucleare viene sempre più spesso evocata nelle trasmissioni televisive russe.
Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha detto che la candidatura della Finlandia sarà accolta calorosamente e il processo di adesione sarà fluido e rapido anche se richiede prima la ratifica da parte di tutti i membri dell’Alleanza.
L’Unione Europea e la Difesa comune
Un retroscena raccontato da Marco Bresolin su la Stampa rivela che l’Unione Europea vuole istituire una centrale unica d’acquisto per le attrezzature militari, per favorire appalti congiunti e scongiurare la concorrenza tra gli Stati membri e soprattutto evitare sovrapposizioni.
La proposta è contenuta nel documento che verrà presentato mercoledì dalla Commissione — di cui “La Stampa” ha visionato una bozza — e che parte da un presupposto inequivocabile: “L’Europa dovrà affrontare il più grande aumento della spesa militare dalla Seconda guerra mondiale“.
Il documento espone un’analisi delle lacune negli investimenti militari, come richiesto dal vertice di Versailles, e avanza una serie di proposte che saranno al centro del Consiglio europeo del 30-31 maggio.
Parlando di numeri il documento rivela che nel 2020 i Paesi Ue hanno speso circa 200 miliardi di euro per la difesa, cifra che nel 2021 è salita a 220 miliardi ed è destinata ad aumentare. La Commissione al riguardo precisa che “gli Stati membri hanno finora annunciato che nei prossimi anni ci saranno aumenti significativi dei loro bilanci per la difesa, circa 200 miliardi di euro aggiuntivi”.
Se tutti raggiungessero l’obiettivo fissato dalla Nato del 2% del Pil, Ia quota di spesa militare aumenterebbe di 60-70 miliardi di euro l’anno. Il problema è che, a oggi, soltanto l’11% della spesa militare è fatta attraverso investimenti condivisi, il restante 89% segue logiche puramente nazionali.
La Commissione propone di istituire un gruppo dedicato per coordinare le esigenze a brevissimo termine, come il rifornimento di munizioni. Questo gruppo speciale si dovrebbe occupare di fare da collettore degli ordini e poi da centro di smistamento del materiale. Inoltre il documento avanza l’ipotesi di introdurre un nuovo fondo fuori bilancio basato su contributi volontari degli Stati per finanziare progetti comuni e di introdurre incentivi finanziari come l’esenzione dall’Iva per gli appalti congiunti che coinvolgono almeno tre Paesi.
Il tallone d’achille dell’Ue
La difesa missilistica contro la minaccia delle super armi ipersoniche russe costituirà il reale core business dei prossimi investimenti congiunti dei paesi comunitari. Il conflitto in Ucraina ha portato alla ribalta anche il valore dei droni più piccoli con capacità di sorveglianza e quelli con capacità “killer”. C’è poi l’esigenza di aggiornare e ampliare l’inventario esistente dei principali carri armati e veicoli corazzati da combattimento. Importante saranno gli investimenti per ammodernare e rendere più consistenti le dotazioni delle flotte nazionali.