Intervento in audizione in Commissione esteri alla Camera dei deputati.
“È auspicabile un processo di rigenerazione della popolazione che passi anche attraverso il rientro degli italiani e sperabilmente quelli più giovani, e sarebbe opportuno almeno rendere più attrattivo il processo migratorio elevando il più possibile il tasso di rientro. Occorre invertire una tendenza che purtroppo si è accentuata nel corso dell’ultimo decennio; così bassi tassi di rientro dall’esperienza migratoria, infatti, non si sono mai rilevati prima d’ora. L’accelerazione delle emigrazioni verso l’estero, particolarmente intensa dal 2014, vede come protagonisti indiscussi i giovani laureati: nel 2006 l’Italia aveva un saldo negativo di tre mila laureati, nel 2018 perde 15 mila laureati. Bisogna puntare su politiche per il reshoring delle competenze e rendere fertile il terreno per chi decide di tornare e insieme rafforzare le reti internazionali delle competenze per promuovere le relazioni commerciali e di ricerca tra le aree di origine dell’emigrazione e quelle di destinazione”.
È quanto è emerso nel corso dell’audizione della Svimez, l’Associazione per la promozione industriale del mezzogiorno, ascoltata in commissione esteri della Camera dei Deputati durante la discussione su alcune proposte di legge per l’istituzione di una Commissione per gli italiani all’estero.
Aumentano le migrazioni di forza lavoro giovane e qualificata – continua la Svimez intervenuta in audizione con il direttore Luca Bianchi e il dott. Delio Miotti – la ripresa delle migrazioni italiane ha assunto i caratteri di una vera e propria fuga che non risparmia nessuna regione italiana, da Sud a Nord. Nell’ultimo quinquennio la popolazione italiana ha perso 404 mila unità, rispetto alle 77 mila perse nei dodici anni precedenti. Se ne vanno più dal Nord-Ovest e dal Mezzogiorno, relativamente meno dal Nord-Est e dal Centro. La Lombardia è la regione italiana con il più elevato numero assoluto di emigrati (95 mila tra il 2002 e il 2018, di cui 25 mila laureati), seguono Sicilia e Lazio con rispettivamente, 52 mila e 50 mila. Nel Sud la quota dei laureati sul totale degli emigrati è salita dal 5% del 2002 al 25% del 2018.
L’emigrazione verso l’estero ha accelerato soprattutto nelle regioni del Centro-Nord, che da una condizione di accoglienza dei rientri (+9 mila immigrati) dei primi anni 2000 arrivano a perdere oltre 50 mila emigrati l’ultimo anno, con una progressione che si accentua a partire dal 2014, quando diventano più consistenti a livello europeo i segni di un esaurimento della lunga fase recessiva. Nel Nord sulla ripresa migratoria incide anche la componente della cosiddetta “emigrazione di rimbalzo”: oltre il 10% degli emigrati dal Nord sono meridionali di seconda e terza generazione, oltre agli immigrati naturalizzati italiani che scelgono di tentare una nuova esperienza migratoria.