Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, è intervenuto questa mattina alla XIV edizione del Taormina book festival, nell’ambito del panel “Riforma della giustizia e separazione delle carriere”. “Stiamo esercitando il mandato affidatoci dagli elettori” e “la parola ai cittadini” sono i due assi portanti della conversazione che la giornalista Elvira Terranova ha avuto con il Guardasigilli.
Tanti gli argomenti affrontati. Sulla riforma della giustizia, Nordio ha confermato che il testo “non è blindato ma aperto al dialogo. Le modifiche possono intervenire nel senso migliorativo ma sempre nel perimetro del mandato che ci è stato affidato dagli elettori”. Il Ministro ha ricordato come la separazione delle carriere, uno dei due corni della riforma, sia un principio acquisito da lunga data nei Paesi anglosassoni, e che “il testo di revisione costituzionale si fonda sul principio che la magistratura, nella sua duplice funzione requirente e giudicante, cioè i pm e i giudici, è indipendente e autonoma”. Un principio, quello dell’indipendenza della magistratura, che è incardinato nella Carta Costituzionale e che quindi nessuno può mettere in discussione.
Nel suo intervento, Nordio ha poi fatto cenno all’istituzione dell’Alta Corte, definita “la vera rivoluzione” introdotta insieme alla separazione delle carriere, che avrà funzioni disciplinari, sottolineando come il sorteggio sarà elemento di garanzia anche perché la scelta avverrà all’interno di personalità di alto livello. Con riferimento al passaggio del testo in Parlamento, Nordio si è augurato una “larga maggioranza” in aula ma se si dovesse avviare il passaggio del referendum, sarebbe comunque una cosa positiva, “perché dare la parola ai cittadini su temi che li toccano da vicino é sempre una buona scelta e perché sono certo che la grande maggioranza sarebbe a favore della nostra riforma”.
Sull’abuso d’ufficio, testo in questi giorni licenziato dalla Commissione giustizia della Camera e che arriverà in Aula la prossima settimana, Nordio ha ricordato che “ogni anno su oltre 5mila procedimenti, solo due o tre si concludono con condanne e magari connesse ad altri reati”. Al Consiglio Gai, che si è tenuto il 14 giugno scorso a Lussemburgo, i ministri della Giustizia degli Stati membri hanno votato a favore della proposta italiana di modificare l’obbligo di mantenere il reato di abuso nella “facoltà di introdurlo o eliminarlo”, come appunto sta facendo l’Italia. “Questo perché – ha proseguito il Ministro – all’Europa interessa che si combatta la corruzione e il nostro arsenale sanzionatorio è il più agguerrito”.
Poi è stato il momento di affrontare quelli che Elvira Terranova ha chiamato “i problemi concreti della giustizia: l’organizzazione e il funzionamento dei servizi relativi alla giustizia, come recita l’articolo 110 della Costituzione”. Il Guardasigilli, ha confermato che entro il 2026 “l’organico di 10.500 magistrati, carente del 15%, sarà colmato per la prima volta nella storia della Repubblica Italiana attraverso quattro concorsi in essere e altri due che a breve verranno banditi”.
E poi, ancora, processo telematico civile e penale, ma anche un passaggio sul sovraffollamento delle carceri, problema frutto di una “sedimentazione pluridecennale”. Nordio ha nuovamente ribadito di essere contrario alla misura dell’indulto definita “una resa dello Stato”. Piuttosto, ha precisato, ridurre la carcerazione preventiva ma anche studiare pene alternative: per gli stranieri, che rappresentano oggi circa la metà della popolazione carceraria, la possibilità di scontarla nel loro Paese; per i tossicodipendenti, l’accesso in strutture di comunità, così come per i minori, siglando accordi con le Regioni.
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