Taranto: “Operazione   cupola”

La Polizia di Stato di Taranto ed il  Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine ha eseguito, a seguito di indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, una Ordinanza di Custodia Cautelare emessa dal Tribunale di Lecce, a carico di 22 soggetti, responsabili  a vario titolo di associazione mafiosa, di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e di altri gravissimi delitti contro la persona ed il patrimonio, tra cui rapine, estorsioni, tutti aggravati dal metodo mafioso.

Altre 27 persone risultano altresì indagate nell’ambito del medesimo procedimento penale e destinatarie di avviso di conclusione delle indagini preliminari.

L’operazione della Squadra Mobile di Taranto, in collaborazione con il Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, ha permesso di disarticolare un sodalizio criminale armato, che, dopo il blitz “Impresa” del luglio 2017, era riuscito a riorganizzarsi sul territorio di Manduria ancora interessato dal fenomeno mafioso e governato da frange della Sacra Corona Unita, sempre più orientate ad attuare una strategia di potenziamento del proprio prestigio criminale.

Dalle indagini è emerso come si sia dato corso ad un nuovo assetto organizzativo dell’associazione mafiosa operante in Manduria in cui, in assenza dei capi storici, sono state ridisegnate le posizioni di vertice. 

L’organizzazione criminale, negli ultimi anni, è stata in grado di rigenerarsi mediante la costituzione di un direttivo – una vera e propria “Cupola” – i cui indiscussi esponenti, ricorrendo all’intimidazione, ovvero sfruttando il vincolo associativo, hanno assoggettato l’intero territorio di Manduria, addivenendo al pieno controllo del traffico illecito di sostanze stupefacenti, delle attività estorsive (anche nella forma della c.d. estorsione “ambientale”) e delle rapine.

L’organizzazione mafiosa individuata rappresenta il “congiungimento” di due gruppi criminali di stampo mafioso un tempo in conflitto tra loro e, tuttavia, entrambi riconducibili, come anticipato, alla “Sacra Corona Unita”: la più grande associazione di stampo mafioso pugliese operante in Manduria e provincia.

Pur risultando diretta prosecuzione dei clan (dai quali mutua la fama mafiosa e la conseguente forza di intimidazione), il sodalizio in questione risulta caratterizzato da elementi di novità: esso si avvale di una nuova forma di intimidazione, non soltanto predatoria e violenta ma anche silente e simbiotica rispetto al contesto sociale di riferimento, preservando e finanche rafforzando l’egemonia dell’associazione mafiosa originaria anche attraverso alleanze e patti siglati con i gruppi criminali di territori limitrofi.

L’indagine ha dimostrato l’evoluzione del “metodo mafioso”, riducendo il ricorso all’“azione manifesta” e normalmente cruenta, univoco segno della forza di intimidazione,  privilegiando invece la minaccia velata di violenza.

Un’associazione mafiosa, quindi, che evolve da uno stadio predatorio in cui il mafioso per imporre condizioni di assoggettamento utilizza in maniera indiscriminata e costante la violenza, ad uno stadio simbiotico.

Ne discende che oltre alle scorribande armate, l’indagine ha registrato l’esistenza delle “estorsioni ambientali” nelle cui forme emerge quella “evocativa” nella quale l’estortore non si serve della minaccia esplicita, ma di quella derivante dall’appartenenza o dal legame con noti malavitosi.

Il materiale indiziario complessivamente acquisito consente di contestare una numerosa serie di reati fine posti in essere dall’organizzazione mafiosa, la quale si prefigge, fra le altre cose, il raggiungimento del totale controllo del mercato illecito degli stupefacenti, con una marcata propensione pure a contaminare l’economia legale, riciclandone i proventi. Notevole la disponibilità di armi da parte dell’associazione mafiosa, anche micidiali, custodite dai membri del clan ed oggetto dei numerosi sequestri operati.

Hanno partecipato all’operazione i Reparti Prevenzione Crimine della Polizia di Stato di Bari e Lecce, le unità cinofile antidroga ed antiesplosivo che ed il 9° reparto Volo di Bari nonché le Questure nei cui territori di competenza dimoravano alcuni altri soggetti destinatari dei provvedimenti restrittivi.

Taranto: “Operazione Cupola”