di Redazione
Gli Stati Uniti stanno cercando di mitigare gli impatti devastanti delle operazioni militari israeliane contro Hamas nella Striscia di Gaza, auspicando il termine della fase più intensa del conflitto entro la fine dell’anno. Tuttavia, si trovano di fronte alla determinazione di un alleato, Benjamin Netanyahu, il quale è più che mai risoluto ad intensificare gli attacchi e a proseguire senza cedere alle pressioni internazionali.
Jake Sullivan, consigliere per la Sicurezza nazionale degli Stati Uniti, è ritornato in Israele per esercitare pressioni al fine di ridurre al minimo i danni collaterali degli attacchi e per insistere sulla necessità di porre fine alla fase acuta del conflitto: dead line, 31 dicembre 2023. Gli Stati Uniti propongono operazioni più limitate e chirurgiche per eliminare i leader di Hamas. Israele sulle intenzioni americane rimane vaga.
La notizia dell’arresto di sette presunti membri di Hamas in Germania, Olanda e Danimarca, accusati di pianificare attentati contro obiettivi della diaspora ebraica ma forse anche cattolici, rafforza Tel Aviv nella linea dura, quella di combattere il terrorismo di Hamas e gli oppositori al mondo ebraico, ovunque.
Netanyahu, dopo l’incontro con Sullivan, riafferma la determinazione a continuare la guerra fino alla vittoria finale, sottolineando che saranno necessari diversi mesi per raggiungere l’obiettivo della distruzione di Hamas. La ferma posizione di Tel Aviv però aggiunge un altro problema di tenuta interna a Biden che deve affrontare l’opposizione dei repubblicani all’interno del Congresso che vogliono un disimpegno americano nella fornitura di armi sia nella guerra in Ucraina che in quella mediorientale.
Le tensioni tra gli Stati Uniti e Israele sono accentuate dal disaccordo fondamentale sulla soluzione dei due Stati, con gli Stati Uniti che sostengono il coinvolgimento dell’Autorità palestinese guidata da Abu Mazen, mentre il governo israeliano è fermamente contrario alla soluzione storica e ritenuta superata dei due Stati. Nel frattempo, l’ONU denuncia il peggioramento della situazione umanitaria a Gaza, con milioni di sfollati e una crescente carenza di cibo ed epidemie.
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