Aumenta la tensione tra Russia e Unione Europea: il Cremlino ha annunciato il blocco di 81 siti di testate giornalistiche europee, tra cui quelli di Rai, La7, Repubblica e La Stampa. La misura di Mosca, in risposta al recente bando imposto dall’UE su tre media russi – l’agenzia Ria Novosti e i giornali Izvestia e Rossiyskaya Gazeta – accusati di essere strumenti di propaganda del Cremlino
di Emanuela Ricci
Il provvedimento dell’UE, entrato in vigore ieri, è motivato dall’accusa secondo cui questi media russi sostengono la guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina e contribuiscono alla destabilizzazione dei Paesi vicini. Mosca ha risposto con fermezza e immediatezza colpendo nove testate francesi, tra cui l’agenzia Afp.
Il ministero degli Esteri russo ha giustificato la decisione affermando che la persecuzione politica dei giornalisti russi e il bando dei media russi nella UE non sarebbero stati ignorati. “Bruxelles e i Paesi membri hanno scelto di seguire la strada dell’escalation, costringendo Mosca ad adottare contromisure simmetriche e proporzionate“, si legge nel comunicato.
Il ministero degli Esteri italiano ha definito “ingiustificata” l’azione di Mosca, sottolineando che le emittenti e le testate giornalistiche italiane hanno sempre fornito un’informazione oggettiva e imparziale sul conflitto in Ucraina. La Farnesina ha inoltre accusato la Russia di utilizzare la violenza in Ucraina in maniera distruttiva e contraria al diritto internazionale.
Il gruppo Gedi, editore di Repubblica e La Stampa, ha espresso rammarico per le contromisure russe, affermando che queste danneggeranno in ultima istanza solo i cittadini russi, ribadendo il proprio impegno a garantire un’informazione libera e di qualità.
Parallelamente a queste tensioni, la Corte Penale Internazionale (CPI) dell’Aja ha emesso due nuovi mandati di arresto per l’ex ministro della Difesa russo Serghei Shoigu e per il capo di stato maggiore Valery Gerasimov. Entrambi sono accusati di crimini di guerra e crimini contro l’umanità per i bombardamenti missilistici contro le centrali elettriche in Ucraina, condotti tra l’ottobre del 2022 e il marzo del 2023. Secondo la CPI, questi raid erano diretti contro obiettivi civili e i danni collaterali sono stati eccessivi, rispetto al vantaggio militare.
Shoigu, che all’epoca dei fatti contestati era ministro della Difesa, è attualmente segretario del Consiglio di Sicurezza nazionale, mentre Gerasimov mantiene la sua posizione di capo di stato maggiore. La decisione della CPI intensifica ulteriormente le pressioni internazionali sulla Russia, già sotto accusa per la condotta della guerra in Ucraina.
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