di Antonio Adriano Giancane
Le crescenti tensioni tra Stati Uniti e Cina stanno diventando una delle più significative minacce al commercio mondiale, con ripercussioni che si estendono ben oltre le due maggiori economie globali. Questi conflitti economici e politici, che spaziano dalle guerre commerciali alle sanzioni economiche, dalle restrizioni tecnologiche alle divergenze su questioni geopolitiche, stanno destabilizzando le catene di approvvigionamento globali e seminando incertezza nei mercati internazionali.
L’instabilità creata da queste tensioni ha portato a un aumento dei costi per le imprese. Le aziende devono ora affrontare tariffe doganali più elevate, difficoltà nell’accesso a materiali essenziali e incertezze normative che complicano ulteriormente le loro operazioni. Questo clima di incertezza colpisce duramente anche molti paesi terzi, dipendenti dal commercio sia con la Cina che con gli Stati Uniti, costringendoli a navigare in una situazione precaria e a compiere scelte difficili tra due partner commerciali cruciali.
Il nuovo primo ministro di Singapore, Lawrence Wong, insediatosi lo scorso maggio, ha espresso preoccupazione per l’impatto di questa rivalità crescente. Durante l’intervento alla nazione, Wong ha sottolineato come la disputa tra Stati Uniti e Cina influenzerà il commercio internazionale, la sicurezza e la cooperazione, con conseguenze particolarmente rilevanti per Singapore, un paese fortemente dipendente dal commercio globale. Secondo le previsioni della Banca Mondiale, nel 2023 il rapporto tra commercio e PIL di Singapore raggiungerà il 311%, una delle percentuali più alte al mondo. Wong ha inoltre osservato che, nonostante il risultato delle elezioni presidenziali statunitensi, l’atteggiamento degli USA verso la Cina si sta inasprendo, mentre Pechino percepisce un tentativo di contenimento da parte americana.
Singapore, che beneficia delle capacità militari statunitensi e ha la Cina come principale partner commerciale, si trova ora a dover mantenere un delicato equilibrio nelle relazioni con entrambe le potenze. Wong ha anche avvertito dei cambiamenti nelle catene produttive globali, con Stati Uniti, Cina e paesi europei impegnati a rimodellarle a proprio vantaggio, un processo che potrebbe rendere Singapore vulnerabile nonostante l’attuale stabilità dei volumi commerciali.
A lungo termine, la mancanza di cooperazione tra Washington e Pechino potrebbe spingere verso un disaccoppiamento delle economie globali, con la formazione di blocchi commerciali separati e una diminuzione dell’efficienza complessiva del commercio internazionale. Questo scenario non solo rallenterebbe la crescita economica globale, ma limiterebbe anche le opportunità di sviluppo, in particolare per i paesi emergenti.
Oltre agli effetti economici, queste tensioni potrebbero minare gli sforzi internazionali per affrontare sfide globali cruciali, come il cambiamento climatico, la regolamentazione delle nuove tecnologie e la gestione delle crisi sanitarie. Senza una collaborazione costruttiva tra Stati Uniti e Cina, il mondo potrebbe affrontare un futuro di maggiore frammentazione economica e geopolitica, con conseguenze negative per la prosperità e la stabilità globale.
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