“È l’unico caso al mondo in cui non sia stato nominato un commissario per gestire la ricostruzione dopo il terremoto. Chi doveva chiederlo, sindaci e protezione civile in primis, non lo ha mai fatto, e ormai è passato quasi un anno.” A raccontare in una intervista a PRP Channel qual è oggi la situazione ad Ischia, a quasi un anno dal sisma che lo scorso 21 agosto ha colpito in particolare i comuni di Casamicciola e Lacco Ameno, causando due morti e circa tremila sfollati, è Annalisa Iaccarino, del comitato degli sfollati: “Senza un commissario nulla cambierà, ma l’unico ad aver sostenuto le nostre richieste è stato fino ad oggi il governatore della Campania De Luca.” Nell’ultima finanziaria il governo ha stanziato circa 60 milioni per avviare i primi interventi di ricostruzione, che alla fine assommeranno a molto di più (circa 600 solo per l’edilizia privata). Allora perché i lavori intanto non partono? “Quei soldi possono essere usati solo dal commissario nominato dal governo”, spiega la Iaccarino, “ma la verità è che sindaci e politica locale fino ad oggi si sono sempre opposti, perché limiterebbe il loro controllo sul territorio, dove il diffuso fenomeno dell’abusivismo edilizio gli concede un ampio potere di ricatto attraverso la pratica dei condoni. In tutti questi mesi gli amministratori hanno continuato invece a chiedere deleghe e deroghe, ma concederle sarebbe come avallare un palese conflitto di interessi a danno dei cittadini onesti e dell’isola.” Il 30 marzo scorso anche il vicepremier Matteo Salvini era venuto in visita sull’isola, ma dai luoghi del terremoto aveva invocato la ricetta opposta: “pieni poteri ai sindaci, per superare 7 mesi di inerzia” . Mesi nei quali i vertici di”1883-2017 – Risorgeremo Nuovamente”, così si chiama il Comitato degli sfollati, hanno incontrato sia Gentiloni che il nuovo inquilino di palazzo Chigi Giuseppe Conte, per portare avanti la battaglia di quella parte di territorio che quasi un anno fa è collassata sotto le scosse. Missione quasi impossibile, in un sistema Paese dalle finanziarie sempre troppo “corte”. L’ultima doccia fredda in ordine di tempo è arrivata da Laura Castelli, vice ministro dell’Economia, che alle richieste di famiglie commercianti e imprenditori dell’isola, ha opposto ancora una volta la mancanza di fondi del governo.
Intanto nel “decreto sisma” approvato proprio ieri il consiglio dei Ministri ha inserito la proroga dello stato di emergenza per le zone colpite dai terremoti degli ultimi due anni; stato di emergenza che porta con sé alcuni limitati vantaggi, anche di fiscalità. Per Ischia un obiettivo necessario, anche se non certo sufficiente. Peccato però che difficilmente verrà centrato. Infatti il governo Conte si è limitato ad approvare un decreto preparato dal precedente esecutivo, che nel capitolo sugli interventi post terremoto riguarda però solo le altre regioni colpite: Lazio, Abruzzo, Marche e Umbria.
Per salvare la situazione almeno da questo punto di vista, basterebbe inserire la Campania con una piccola correzione normativa. Attualmente sull’isola, che alla voce Turismo porta da sola il 40% del Pil regionale, dei circa 3mila sfollati, 800 sono ancora sistemati in strutture ricettive mentre la maggior parte degli altri ha avuto accesso alle cosiddette “Cas”, le sistemazioni autonome in contributo. Ce ne sono poi un migliaio che ancora vivono nelle proprie case, nonostante siano state dichiarate inagibili e inserite nella zona rossa, questo perché mancano le ordinanze di sgombero che i sindaci ad oggi non hanno ancora firmato. A questo punto solo Angela Merkel, visto il suo grande amore per Ischia, potrebbe metterci una buona parola con il premier Conte.