Una giovane donna è stata bloccata all’aeroporto di Milano Malpensa dalla polizia di Stato su mandato di arresto europeo. La donna, R.M. italo-marocchina, è accusata di associazione criminale con finalità di terrorismo. Madre di tre figli piccoli, in primavera all’insaputa del marito aveva lasciato Juan Les Pins in Francia, dove vive con la famiglia, per partire verso il Medioriente. Alla base della radicalizzazione ci sarebbe l’infatuazione per un combattente dell’Isis conosciuto sul web. Era stato il coniuge, italiano, a denunciare la scomparsa nel marzo scorso. L’operazione è stata coordinata dal sostituito procuratore Alberto Nobili, responsabile dell’antiterrorismo della procura di Milano. Cittadina marocchina naturalizzata italiana, per le autorità transalpine avrebbe partecipato “a un’associazione criminale attiva nella preparazione di atti di terrorismo”. L’accusa è aggravata “dall’essersi sottratta, quale genitrice, ai propri obblighi legali al punto da compromettere la sanità, la sicurezza, la moralità e l’istruzione dei figli minori”. I fatti sono stati commessi in Francia, Italia, Turchia e Siria nel corso del 2017 fino a ieri, giorno dell’arresto. Ricercata dalla polizia francese, gli agenti dell’Antiterrorismo internazionale della Digos della questura di Milano e il personale della Polizia di frontiera aerea l’hanno bloccata nello scalo Malpensa. Il mandato di arresto europeo era stato emesso il giorno stesso dalla corte d’Appello di Parigi.
Al momento la donna si trova in carcere San Vittore. I tre figli minori sono stati affidati al padre. L’indagine sul conto della donna inizia all’indomani della denuncia di scomparsa presentata dal marito. Inizialmente la polizia francese aveva localizzato l’italo-marocchina vicino al confine turco-siriano, per poi individuarla nella provincia di Idlib in Siria. Un mese fa la svolta: dopo lunghe settimane di silenzio, R.M. ricontatta il marito per rientrare in Europa, e la famiglia viene espulsa dal territorio turco. La donna racconta di non aver trovato in Siria ciò che si aspettava, e che le condizioni di vita, a differenza di quanto le avrebbe fatto credere il terrorista dell’Isis con cui chattava, erano insostenibili. L’udienza per l’estradizione si terrà il prossimo 29 dicembre.