Titoli di Guerra meglio degli Eurobond

(di Ammiraglio div. ris. Nicola De Felice e Massimiliano D’Elia) Il governo sta aspettando soluzioni dall’Europa per reperire i fondi necessari per fronteggiare la prossima emergenza che già si intravede all’orizzonte, quella economica. Nel frattempo la Commissione Ue ha sospeso il Fiscal Compact e la Bce ha acquistato obbligazioni italiane per un valore di 15 miliardi di euro (guarda caso l’ammontare di quanto versato dall’Italia fino ad oggi per il Mes – Fondo Salva Stati).

Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte ieri ha sentito la presidente della Commissione Ue:

Oggi pomeriggio ho avuto un colloquio telefonico con la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Nel corso della conversazione la Presidente von der Leyen ha tenuto ad anticiparmi, in particolare, le due iniziative che verranno sottoposte domani all’approvazione della Commissione nella sua seduta collegiale, e che io auspico siano ricomprese in una più ampia strategia europea (European Recovery and Reinvestment Plan), da completare nei prossimi giorni, per fronteggiare la grave emergenza che stiamo tutti affrontando.  

Uno strumento da 100 miliardi per sostenere le misure nazionali dirette a contrastare la disoccupazione e ad alimentare la cassa integrazione.

Consentire all’Italia e agli altri Stati di usare i fondi strutturali europei non ancora spesi con la più ampia flessibilità: senza più i vincoli di cofinanziamento nazionale o di particolari destinazioni funzionali o territoriali.

Questo è senz’altro un passo significativo in vista di un più ampio e complessivo intervento che dovrà – a nostro avviso – dare il senso di una forte, coesa e credibile risposta europea a questa sfida epocale.

Le soluzioni che proporrà la presidente von Der Leyen alla Commissione si riferiscono a misure ancora da concordare per stanziare 100 miliardi di euro subito. Poi, in aggiunta, si fa riferimento all’utilizzo dei fondi strutturali non ancora spesi, svincolati dalle prerogative costitutive. Le opposizioni hanno valutato e  chiesto al Governo almeno 100 miliardi di euro per gestire l’emergenza e rilanciare l’economia del nostro Paese.  Anche se servirebbero almeno 400 miliardi di euro. La Merkel per la sua Germania ne ha già stanziati 550 di miliardi di euro, annunciando di essere disposta a portarli a 1000.

Le istituzioni europee, probabilmente imbeccate da alcuni paesi comunitari, a quanto pare, sarebbero  poco inclini a valutare alcuna iniziativa d’emergenza, svincolata da condizioni di rientro.

In Europa, in seguito alla pandemia, si sono delineati, infatti, due schieramenti contrapposti. Da una parte vi sono Italia, Francia, Spagna e Portogallo che propongono soluzioni nuove di sostegno finanziario, legate all’emergenza in atto, dall’altra Germania, Austria, Olanda e Finlandia che propendono, invece, per istituti già esistenti, per noi svantaggiosi e molto condizionanti tipo il Me – Fondo Salva Stati. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte ieri sera, durante la conferenza stampa a margine della diretta tv a reti unificate, ha detto chiaramente che utilizzare il Mes così com’è non sarà mai accettato dall’Italia. Conte ha anche precisato che il Mes potrebbe essere una delle misure da cui poter attingere, solo se saranno riviste le regole attualmente in vigore e che poco hanno a che fare con gli effetti dell’emergenza in atto.

Istituti, quelli caldeggiati dai Paesi nordici, previsti in condizioni di normalità. Non si è capito che siamo in guerra e che occorrono, pertanto, misure ad alto impatto per evitare problemi socio economici pandemici. Occorre favorire l’emissione di strumenti finanziari per un debito solidale. Si è parlato di eurobond, coronabond ma anche di bond di guerra.

Bond di Guerra

Mentre gli euro bond sono vincolati a progetti e finanziati solo per investimenti contraddistinti dalla scarsa cassa del Fondo Europeo per gli Investimenti, con scadenze a breve e medio termine, i bond di guerra possono essere garantiti dalla Banca d’Italia con tempi illimitati. Vincente potrebbe essere l’idea di un’emissione straordinaria di buoni del Tesoro destinati agli italiani, agli imprenditori, alle famiglie e agli investitori italiani, con delle fiscalità vantaggiose, con incentivi, aiuti economici e crediti per chi li sottoscriverà. Come i titoli emessi durante l’ultima guerra mondiale, con un periodo di ammortamento di 40/50 anni. Da emettere ad un valore di 75 centesimi per ogni euro di valore nominale, venendo rimborsati alla pari in tempi lunghi, con il tasso di interesse favorevole al compratore. I tagli disponibili potrebbero essere di 25€, 50€, 75€, 100€, 200€, 500€, 1.000€, 5.000€ e 10.000€, non trasferibili. Il tasso garantito minimo del 4% . La BCE può, così, sottoscrivere centinaia di miliardi di titoli di Stato italiani. Si eviterebbe la patrimoniale e non si metterebbero a rischio i risparmi, il lavoro, le pensioni, gli ospedali, i porti o gli aeroporti degli italiani. Il debito pubblico salirà, ma siamo in emergenza!”

Per non appesantire il debito pubblico, potrebbe essere perseguita anche un’altra strada.

La Bce potrebbe favorire l’emissione dei bond di guerra (WAR BOND) secondo criteri oggettivi, come ad esempio prendere a riferimento il Prodotto Interno Lordo (Pil) di ogni Paese. Stabilire una percentuale massima oltre la quale non si potrà andare: tipo il 20  per cento del Pil che per l’Italia equivale a circa 400 miliardi di euro.

Naturalmente l’iniezione nell’economia di questo tipo di ingenti risorse finanziarie fresche dovrà essere condizionata.  I vari paesi fruitori potranno utilizzare le risorse solo per le esigenze legate al Covid-19, compresa la successiva fase di ricostruzione e rinvigorimento dell’economia.

Dovranno essere privilegiati progetti tesi a rimodellare l’architettura del sistema sanitario nazionale, nel campo delle pandemie, senza dimenticare lo sviluppo e la modernizzazione delle strutture strategiche tipo strade, autostrade, porti, aeroporti, telecomunicazioni, digitalizzazione etc.. 

Il valore di questi WAR BOND non dovrà essere calcolato nel computo del debito pubblico dei singoli paesi, poiché deve essere svincolato dalle regole dei bilanci ordinari essendo il risultato di una misura straordinaria che deve seguire, per questo solidale motivo, percorsi di rientro straordinari.  Chi non sarà in grado di rispettare scadenze e progettualità strutturali dovrà corrispondere all’emittente una quota minima percentuale sanzionatoria, per esempio pari al 2 per cento dell’importo complessivo per ogni anno di ritardo. 

Così facendo si creerà un circolo virtuoso, aumenteranno i posti di lavoro e il gettito fiscale a vantaggio dello Stato che potrebbe così pagare i propri debiti ordinari ed eventualmente anche quelli straordinari. 

 

Titoli di Guerra meglio degli Eurobond