E’ la seconda notte di coprifuoco, i tunisini stanno rivivendo i giorni della rivoluzione di dieci anni fa quando scesero in strada per ribellarsi e cercare di risolvere i problemi atavici che attanagliano il Paese da sempre, dalla forte disoccupazione al degrado delle infrastrutture pubbliche. Problemi che, a quanto pare, non sono stati mai affrontati e risolti, oggi maggiormente acuiti per via della perenne crisi economica, amplificata dalla pandemia in corso.
Il presidente tunisino Kais Saied chiede calma e dice al suo popolo:”Non voglio vedere neanche una goccia di sangue, non cedete alle provocazioni”. Viva è anche la preoccupazione internazionale per la situazione che, agli occhi degli analisti, appare molto incerta ed imprevedibile. Unione Europea e Stati Uniti invitano al “rispetto della democrazia” mentre l’Italia si sta muovendo per un coordinamento europeo con Francia, la Germania e la Spagna. Il nostro ministro degli Esteri, Luigi Di Maio ha così commentato la situazione dando impulso al coordinamento comunitario: “E’ importante che questa situazione sia trattata con la massima attenzione a livello europeo”. L’Alto rappresentante dell’Ue Josep Borrel, “ricordando il sostegno considerevole dell’Unione Europea e dei suoi Stati membri alla Tunisia, nel contesto di una crisi pandemica ed economica grave” afferma che “preservare la democrazia e la stabilita’ del Paese sono delle priorita’”.
La situazione in Tunisia è degenerata domenica sera quando il presidente Saied, invocando la Costituzione, ha licenziato il premier e ha sospeso il parlamento per 30 giorni. In questi giorni sta cercando di favorire il dialogo nazionale coinvolgendo tutte le forze politiche esistenti, e non solo. Come scrive l’Ansa ha visto i vertici del potente sindacato Ugtt che si sono limitati a chiedere il rispetto delle garanzie costituzionali. Poi anche la Lega tunisina dei diritti umani, l’Utica (la Confindustria locale) che gia’ avevano svolto un ruolo fondamentale nel Dialogo nazionale del 2013. E, ancora, il Sindacato nazionale dei giornalisti (Snjt) e del del Forum tunisino dei diritti economico-sociali (Ftdes). Saied ha poi incontrato i vertici della magistratura e le varie associazioni di categoria, prima di cominciare il giro di consultazioni con i partiti.
Saied sta cercando quel dialogo nazionale a cui ha fatto appello anche il partito islamico Ennhadha, prima forza in Parlamento e la piu’ penalizzata dalla mossa del presidente, che continua pero’ a chiedergli un passo indietro per superare la crisi, rispettando la “scelta democratica” della popolazione e consentendo al Parlamento eletto di riprendere i lavori. Un passo indietro viene rivolto al presidente anche dall’Associazione nazionale magistrati che chiede “la revoca con urgenza delle misure eccezionali adottate e la divulgazione dei meccanismi per la ripresa del percorso democratico che garantisca diritti e liberta’ e il normale funzionamento delle istituzioni statali”.
Nel frattempo i giuristi continuano ad interrogarsi sulla costituzionalita’ o meno della mossa di Saied, considerata la determinante assenza nel Paese della Corte costituzionale, prevista nella Carta del 2014 ma mai istituita.
Gli analisti pensano che si possa realizzare un “governo del presidente” che porti in breve tempo ad elezioni anticipate. “In tale prospettiva il presidente Saied stara’ molto attento nella scelta del futuro capo del governo perche’ vuole una persona affidabile e leale che adotti le sue stesse politiche”, a dirlo, scrive l’Ansa, è il politologo tunisino Slaheddine Jourchi.