Torna alta la tensione tra il Governo e Boeri, presidente dell’Inps. Dopo la questione dei migranti seguita alla dichiarazione di Boeri che aveva dichiarato che i migranti sono una risorsa e non devono essere considerati un problema, ora è il “Decreto Dignità” a far scoppiare la bufera.
In discussione i dati relativi al numero dei posti di lavoro che tale provvedimento comporterebbe, dati che secondo il ministro dell’Economia Tria e del ministro del Lavoro Di Maio mancano di una base scientifica.
Questo è bastato per far uscire allo scoperto Matteo Salvini che ha dichiarato: “Il presidente dell’Inps continua a dire che la legge Fornero non si tocca, che gli immigrati ci servono perché ci pagano le pensioni, che questo decreto crea disoccupazione, in un mondo normale se non sei d’accordo con niente delle linee politiche, economiche e culturali di un governo e tu rappresenti politicamente, perché il presidente dell’Inps fa politica, un altro modo di vedere il futuro, ti dimetti”.
Scontata la reazione di Tito Boeri che ha risposto “Se mi vogliono cacciare, mi caccino. Io però resto al mio posto”.
Il presidente dell’INPS quindi è determinato a resistere, e oltre a ribadire che l’errore del dato non c’è assicura che “quella stima di 8 mila posti persi è “relativamente ottimistica”.
A raffreddare i toni ci prova Di Maio, che pur condividendo in parte l’invito di Salvini, fa sapere che il governo non può rimuovere Boeri subito, “quando scadrà terremo conto che è un presidente dell’Inps che non è minimamente in linea con le idee del governo”, ha spiegato il ministro del Lavoro, “Non perché il presidente dell’Inps la debba pensare come noi, ma perché noi vogliamo fare quota 100, quota 41, la revisione della legge Fornero. L’Inps ci deve fornire i dati, non un’opinione contrastante, perché se permette i soldi li troviamo noi”.