E’ di sei morti, 9 feriti e 16 i dispersi il bilancio provvisorio delle vittime del crollo di un enorme seracco sulla Marmolada. Lo rende noto, all’ANSA, Gianpaolo Bottacin, assessore regionale del Veneto alla Protezione civile.
“La situazione è in evoluzione – afferma – ed è difficile allo stato attuale dare con certezza conto dell’accaduto”.
“Sto costantemente informando – conclude – il Capo del Dipartimento della Protezione Civile Fabrizio Curcio”.
Identificate quattro delle sei vittime. Si tratta di tre cittadini italiani, mentre il quarto è di nazionalità ceca. Restano da identificare un uomo ed una donna. Fra i dispersi ci sono sicuramente italiani, tedeschi, cechi e romeni.
Un numero dove segnalare gli eventuali dispersi nel crollo del seracco di ghiaccio sulla Marmolada. Lo ha istituto il Soccorso Alpino sottolineando, in italiano e in inglese, che deve essere utilizzato esclusivamente per segnalare il mancato rientro di amici e familiari. Il numero da contattare è 0461/495272.
La valanga sulla Marmolada è “un disastro inimmaginabile, una carneficina tale che solo difficilmente ci permetterà di identificare con esattezza l’identità delle vittime perché i corpi sono stati smembrati” dalla colata di ghiaccio e sassi. E’ quanto apprende l’ANSA dagli inquirenti. Secondo quanto è stato finora ricostruito la valanga ha travolto due cordate da sei alpinisti. Tra le vittime ci sarebbero anche le guide. I soccorritori sperano ora in un abbassamento delle temperature di notte per poter riprendere domani mattina presto le ricerche.
Il distacco, secondo le prime informazioni del Soccorso Alpino, si sarebbe verificato nei pressi di Punta Rocca, lungo l’itinerario di salita della via normale per raggiungere la vetta. Proprio sabato sulla Marmolada era stato raggiunto il record delle temperature, con circa 10 gradi in vetta. La procura di Trento ha aperto un fascicolo sul crollo del seracco in cima alla Marmolada che ha causato la morte di almeno sei alpinisti e il ferimento di altri nove, due dei quali in gravi condizioni. Disastro colposo è il reato ipotizzato, al momento a carico di ignoti. Ad occuparsi delle indagini, con il procuratore Sandro Raimondi, è il pm Antonella Nazzaro.
La massa di materiale staccatosi dal ghiacciaio della Marmolada è scesa da una velocità di 300 chilometri l’ora. E’ quanto hanno accertato i tecnici del Soccorso Alpino che hanno mappato tutta l’area della montagna in cui si è verificato il crollo del seracco. Una parte consistente del ghiacciaio è ancora attaccata alla montagna. Parliamo di un fronte di ghiaccio di 200 metri con un’altezza di 60 metri ed una profondità di 80 metri. Se si volesse fare un termine di paragone, dicono gli esperti, si tratta dell’equivalente di due campi di calcio colmi di ghiaccio. Il tutto esposto a 45 gradi di pendenza. Il materiale che si è staccato è invece esteso su un fronte di due chilometri sulla via normale ad un’altezza di circa 2.800 metri: e questo significa, appunto, che la massa di materiale staccatosi ha percorso almeno 500 metri con una velocità stimata dai tecnici pari a 300 km l’ora.
Il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, ha raggiunto Canazei dove è stato allestito un Punto operativo. Lo comunica la Provincia autonoma di Trento. Le salme delle vittime del crollo avvenuto sulla Marmolada sono state portate allo stadio del ghiaccio di Canazei, il paese della Val di Fassa che si trova a pochi chilometri dal passo Fedaia, dove parte la funivia per salire in vetta. Al palazzo del ghiaccio è inoltre stato attivato un team di psicologi per assistere i parenti delle vittime.
Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, esprime il più profondo cordoglio per le vittime del terribile crollo sulla Marmolada. Il Governo è vicino alle loro famiglie e a tutti i feriti. Il Presidente Draghi è costantemente informato sull’andamento dei soccorsi dal Capo del Dipartimento della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, dal Presidente della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti, dal soccorso alpino, dai vigili del fuoco, dalle autorità locali, che ringrazia per il loro incessante lavoro.
Il seracco di ghiaccio che si è staccato dalla cima della Marmolada ha travolto più cordate di escursionisti che stavano salendo in vetta. Secondo una prima ricostruzione del soccorso alpino, il distacco è avvenuto dalla calotta sommitale del ghiacciaio della Marmolada, sotto Punta Rocca, una valanga di neve, ghiaccio e roccia che ha travolto nel suo passaggio anche la via normale dove stavano salendo gli alpinisti. La situazione sulla montagna è ancora a rischio e per evitare nuovi distacchi l’elicottero del Soccorso Alpino di Trento sta provvedendo alla bonifica dell’area con la ‘Daisy Bell’ per scongiurare così il più possibile il pericolo per gli operatori. Sul posto anche gli elicotteri del Suem di Pieve di Cadore, di Dolomiti Emergency di Cortina, di Trento, della Protezione civile della Regione Veneto, dell’Air service center e le stazioni del Soccorso alpino bellunese e trentino. Diciotto persone sono state fatte evacuare dalla cime di Punta Rocca e sono state fatte rientrare tutte quelle che si trovavano più in basso. Al momento si stanno verificando le auto parcheggiate per cercare di capire se e quanti manchino ancora all’appello. La Marmolada è interdetta al pubblico al momento.
La parola degli esperti
“Con il caldo globale i ghiacciai sono sempre piu’ sottili e, quando cadono, vengono giu’ pezzi come grattacieli”. Reinhold Messner, il primo alpinista ad aver conquistato tutti gli ottomila, commenta cosi’ la tragedia della Marmolada. “I seracchi cadono da sempre – spiega, interpellato telefonicamente dall’ANSA – ma negli anni Sessanta il pericolo che accadesse era di gran lunga minore. Purtroppo anche la montagna risente dell’inquinamento delle grandi citta’“.
L’esploratore trentino, pioniere della arrampicata libera, conosce bene Punta di Rocca. “Ci sono salito piu’ volte, anche se ormai non ci vado da tanti anni“. “Li’ non c’e’ quasi piu’ ghiaccio, non deve essere molto grande il seracco – osserva -. Fa troppo caldo, dieci gradi ieri e’ una cosa incredibile, il permafrost se ne va e sotto il ghiaccio si formano veri e propri fiumi d’acqua che portano via tutto”.
Un problema, quello del riscaldamento globale e della scomparsa dei ghiacciai, che non riguarda soltanto le nostre Alpi. “Ormai accade ogni giorni in tutti i ghiacciai e il pericolo sotto i seracchi aumenta”, afferma ancora Messner. “Non sto dicendo che chi oggi era la’ e’ stato imprudente – precisa – Salire la’, lungo la via normale, e’ una abitudine per chi va in montagna da quelle parti. Un alpinista bravo, pero’, non va sotto un saracco in questo periodo: l’arte dell’alpinismo – sostiene – sta nel non morire in una zona dove questa possibilita’ esiste e, per riuscirci, bisogna tenere occhi e orecchie bene aperti. Sempre…“.
A poco più di un mese dal crollo di alcuni seracchi avvenuto sul versante svizzero del massiccio del Grand Combin, un fenomeno analogo e’ avvenuto sulla Marmolada: episodi che sono un campanello d’allarme sullo stato di salute dei ghiacciai alpini.
“I cambiamenti climatici hanno reso piu’ instabile l’alta montagna e i ghiacciai non sono piu’ in equilibrio”, dice all’ANSA il glaciologo Massimo Frezzotti, dell’Universita’ Roma Tre. “I seracchi sono il risultato di un processo naturale, ma quando la temperatura diventa troppo elevata il rischio di crolli puo’ aumentare”, osserva.
Per esempio, il 2 luglio sulla Marmolada era stato raggiunto il record della temperatura piu’ alta, con circa 10 gradi in vetta, e in genere la temperatura media e’ intorno a 7 gradi. A fornire un indizio importante e’ inoltre l’isoterma zero, ossia l’altitudine minima nella quale la temperatura raggiunge zero gradi: “attualmente l’isoterma zero sulla Marmolada si trova circa mille metri piu’ in alto rispetto alla vetta piu’ elevata”, che e’ a circa 3.300 metri. Vale a dire che il punto di congelamento e’ molto piu’ in alto del ghiacciaio. Di conseguenza “la fusione dei ghiacci e’ significativa, come sta avvenendo su tutte le Alpi”, rileva l’esperto. “E’ chiaro che i crolli avvengono quando i processi di fusione sono piu’ alti e, se pensiamo ai ghiacciai come a fiumi congelati che scendono verso valle, e’ chiaro che in queste condizioni fare delle escursioni in ambienti simili non e’ prudente”.
Il crollo di un seracco, prosegue Frezzotti, “e’ un pericolo oggettivo che in montagna puo’ sempre accadere, ma ci sono momenti in cui il pericolo aumenta e, con esso, la probabilita’ di un crollo. Considerando poi le condizioni anomale di questo periodo, con temperature altissime gia’ all’inizio di luglio, la situazione e’ ancora peggiore”.
In condizioni simili, conclude il glaciologo, “il consiglio e’ rinunciare a escursioni rischiose: in alta montagna bisogna andare sempre quando ci sono le condizioni migliori”.