Il tribunale di Palermo avrebbe chiamato a testimoniare due ufficiali dei servizi di sicurezza sudanesi per appurare l’identità dell’eritreo in carcere, accusato di essere un trafficante di esseri umani e che potrebbe invece essere vittima di uno scambio di persona. Lo riporta il The Guardian.
L’eritreo, arrestato nel 2016 a Khartoum in un’operazione congiunta dei servizi di sicurezza sudanesi, della polizia italiana e della British National Crime Agency, ha sempre negato di essere Medhanie Yehdego Mered, detto il generale, capo riconosciuto di una pericolosa rete di trafficanti che sfrutta i migranti sulla rotta del Mediterraneo centrale. Ha sempre sostenuto di essere Medhanie Tesfamariam Berhe e di non aver niente a che fare con la rete di trafficanti.
Le prove che al momento dell’arresto è stato compiuto un errore sono ormai numerose. C’è un documentario girato dalla televisione svedese SVT in collaborazione con The Guardian, autorevole giornale inglese, che mostra Yehdego Mered, il vero trafficante, in Uganda, dove continua a dirigere i suoi traffici. È stato fatto anche un test sul dna (prelievi dal figlio di 3 anni di Mered e dalla madre di Tesfamariam Berhe). Il risultato proverebbe che l’uomo in carcere da oltre due anni a Palermo non può essere Mered.
È difficile capire cosa potrebbero dire di nuovo gli ufficiali dei servizi sudanesi, gli stessi che hanno consegnato alla giustizia italiana l’uomo sbagliato. Le ipotesi su come si è arrivati allo scambio di persona sono diverse. La più “cattiva”, ma probabilmente la più credibile, dice che i sudanesi hanno consegnato ai loro colleghi europei l’uomo sbagliato di proposito, per continuare a far affari con il vero trafficante, che evidentemente godeva di un vasto giro di protezione prezzolato nel paese.