(di Massimiliano D’Elia) Le visite ufficiali del Presidente della Repubblica italiana negli Usa sono sempre state “simboliche” e “istituzionali”, raramente hanno visto i due presidenti discutere di questioni “bilaterali” così nel dettaglio e con toni non proprio distesi.
Trump è entrato subito a gamba tesa: ”l’Italia ha fatto una bella cosa comprando i nuovi cacciabombardieri americani F-35; e si è dotata di barriere di sicurezza contro la penetrazione della tecnologia cinese nelle telecomunicazioni di quinta generazione”.
Trump è ancora più diretto nei confronti dell’Italia quando parla dell’impegno sulla Difesa: “L’Italia non mantiene l’impegno di spendere il 2% del suo Pil per la difesa, un impegno preso in sede Nato, che pure è insufficiente perché dovreste spendere il 4% come gli Stati Uniti. Proteggiamo nazioni che non fanno nulla per noi”.
Siria
Il nostro Presidente della Repubblica ha espresso preoccupazione al presidente Trump sull’offensiva turca in Siria e sul pericolo di rinvigorire così lo Stato Islamico che i curdi erano riusciti a sconfiggere. Trump al riguardo è stato gelido: ”I curdi non sono angeli, il Pkk in Turchia forse è perfino peggio dell’Isis”. Donald Trump sulla Siria, d’altronde, in tempi non sospetti è stato sempre favorevole ad un disimpegno americano. Ha sempre sostenuto che la Siria non riguarda gli americani e che l’avrebbe lasciata a Putin.
Dazi
Il Wto di recente ha condannato gli aiuti pubblici dati ad Airbus e autorizzato l’amministrazione Trump ad imporre dazi su 7 miliardi di prodotti europei. Al riguardo Mattarella ha fatto intendere al Tycoon americano che è controproducente un’escalation di ritorsioni, auspicando una soluzione negoziale. Trump su questo argomento è stato ancora più duro perchè sostiene che gli Stati Uniti non vengono trattati con reciprocità, che soffrono con l’Europa di un deficit commerciale, e nella guerra dei dazi ha detto a chiare note: ”Non saremo mai i perdenti”. Sul capitolo digital tax Trump afferma: “Io non sono un amico delle nostre imprese digitali però sono americane e le difendo”.
Russiagate
Il Dipartimento di Giustizia americano, a quanto pare, ha i due telefonini del professore maltese, della Link Campus University di Roma, Joseph Mifsud.
Il capo del Dipartimento di Giustizia è William Barr, proprio colui che ha incontrato i servizi segreti italiani ad agosto scorso, in piena crisi di governo.
Donald Trump, scrive La Repubblica, vuole dimostrare che le accuse contro di lui nascono da una trappola, preparata da servizi segreti europei con la complicità dell’Fbi e dell’amministrazione democratica. Ieri ha annunciato che Barr concluderà presto le sue indagini sulla corruzione nelle elezioni del 2016, vagheggiando scenari senza precedenti: “II complotto potrebbe arrivare fino a Obama”.
E poi non ha usato mezzi termini con Sergio Mattarella: “L’Italia potrebbe essere coinvolta”.
Ad accelerare le indagini gli avvocati del generale Michael Flynn, primo consigliere per la sicurezza di Trump e primo degli uomini del presidente a dimettersi per l’istruttoria dell’Fbi sui rapporti con Mosca.
Gli avvocati sostengono la tesi della trama ordita da agenti dei servizi segreti occidentali (Sydney, Londra e Roma) incaricati nel 2014 di trovare legami con russi da utilizzare poi per formulare accuse false. La verità sarebbe racchiusa nei due telefoni cellulari di Mifsud.
Gli inquirenti americani sostengono che il professore Mifsud, scomparso da circa un anno, sia stato protetto dalle nostre Agenzie. Sempre La Repubbica riporta che l’ultimo a vederlo sarebbe stato l’avvocato svizzero Stephan Roh: «Mi ha detto che nell’ottobre 2017 il capo dei servizi segreti italiani avrebbe contattato il presidente della Link University Vincenzo Scotti e gli avrebbe raccomandato di far sparire il professore e tenerlo per un po’ di tempo in un luogo sicuro». In alcune news giornalistiche è stato “spifferato” che il professore potrebbe essere in una località protetta in Russia.
La prossima settimana il premier Conte andrà dinanzi al Copasir per riferire dell’intera vicenda. I nostri servizi sostengono di aver agito con la massima correttezza e definiscono Mifsud un faccendiere con cui non ci sono mai stati contatti di alcun tipo.
Tocca ora scoprire chi ha fornito al capo del Dipartimento della Giustizia americana, William Barr i due telefonini di Mifsud. Certo è che se dovesse emergere che i nostri servizi hanno dato i cellulari in questione agli americani, con il placet del premier Giuseppe Conte, sarebbe davvero difficile spiegarlo al Copasir, presieduto dal leghista Raffaele Volpi.