Nonostante gli avvertimenti dei partner commerciali statunitensi, Donald Trump ha ufficializzato la sua decisione di imporre tasse di importazione del 25% sull’acciaio e del 10% sull’alluminio.
Con la firma dei due decreti, Trump, impone dazi di importazione su acciaio e alluminio “graziando”, però, i principali alleati Usa. I nuovi dazi saranno effettivi tra 15 giorni ed inizialmente non includeranno paesi come il Canada e il Messico, con i quali sono ancora in corso i negoziati per il rinnovo del Trattato di libero scambio con i paesi del Nord America (Nafta).
Trump ha lasciato la porta aperta all’Australia, mentre altri paesi potranno avviare colloqui con l’amministrazione su “modi alternativi” per affrontare le minacce che, secondo il governo Usa, i loro prodotti pongono alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti.
La Corea del Sud, considerato il terzo maggiore fornitore di acciaio degli Stati Uniti, chiederà a Washington l’esenzione dai nuovi dazi voluti dal presidente Usa, Donald Trump, e prenderà in considerazione la possibilità di presentare una denuncia all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) in caso di rifiuto. Il ministro del Commercio sudcoreano, Paik Un-gyu, ha dichiarato in merito ai dazi del 25% sull’acciaio e del 10% sull’alluminio che “se questa azione avrà effetto, darà inevitabilmente un duro colpo alle esportazioni di acciaio della Corea del Sud verso gli Stati Uniti”. Intanto il Ministero degli Affari di Seul ha annunciato che cercherà di dialogare con il rappresentante commerciale degli Stati Uniti per raggiungere un accordo, ma se la trattativa non avrà successo, “considererà attivamente” la presentazione di una denuncia al Wto in collaborazione con altri Paesi.
Il Ministro del Commercio cinese si è opposto fortemente alla scelta americana e ha definito i dazi firmati ieri dal presidente Donald Trump un “abuso” considerandoli “un serio attacco al sistema commerciale multilaterale incarnato dall’Organizzazione mondiale del commercio (Omc) e avrà certamente un grave impatto sul sistema commerciale mondiale”. La Cina è il maggior produttore mondiale di acciaio e alluminio, ma la sua produzione rappresenta solo una piccola parte (il 2,7% del totale per l’acciaio e il 9,7% per l’alluminio) delle importazioni Usa.
Il capo di Gabinetto Yoshihide Suga, durante una conferenza stampa ha dichiarato che “il Giappone proverà ad ottenere un’esenzione all’imposizione dei dazi sull’acciaio e l’alluminio da parte di Washington” spiegando che le esportazioni nipponiche non costituiscono una minaccia per gli Usa, e contribuiscono in grande misura all’occupazione e allo sviluppo industriale degli Stati Uniti. Allo stesso tempo il ministro degli Esteri, Taro Kono, ha definito la ratifica “spiacevole”, affermando che, con ogni probabilità, avrà un impatto significativo nei rapporti economici tra Giappone e Usa, aggiungendo che le ripercussioni si faranno sentire anche sul commercio globale. “Il Giappone – ha proseguito Kono – risponderà in maniera appropriata dopo aver esaminato gli effetti del decreto sulle aziende nipponiche, valutando se necessario un ricorso all’Organizzazione mondiale del commercio.